Nove capoluoghi, nove modelli di partecipazione diversi

Nove capoluoghi, nove modelli di partecipazione diversi

Città che vai, interpretazione della partecipazione che trovi. La democrazia partecipata in Sicilia è un insieme frastagliato di notizie buone e cattive, di tempistiche diverse, di casi particolari. Già solo a guardare da vicino quanto accade nei nove capoluoghi, ci si imbatte in una grande varietà di modelli di applicazione della legge regionale 5/2014, che impone ai Comuni siciliani di spendere il 2% delle somme ricevute annualmente dalla Regione con forme di democrazia partecipata.
D’altronde, la norma regionale lascia ampio margine di manovra sulle modalità di regolamentare la partecipazione. E allora deve essere capacità e volontà degli Enti Locali quella di mettere in piedi procedure regolamentate in maniera chiara, con tempi e modalità certe, che creino le condizioni per una partecipazione civica reale, efficace e inclusiva. Tutti aggettivi che, a otto anni dall’entrata in vigore della legge sulla democrazia partecipata, non possono accostarsi al modello siciliano, per numeri dei cittadini coinvolti, per qualità del processo, per esiti raggiunti. Vediamo perché.

Un solo elemento mette tutti d’accordo: il diritto alla partecipazione è riconosciuto ai residenti maggiorenni associazioni, ditte, enti pubblici e privati con sede nel territorio comunale. Su tutto il resto serve un’analisi specifica, ricordando qui che Agrigento e Palermo fanno storia a sé. Ad Agrigento è tutto fermo da 4 anni, a Palermo invece non si è mai partiti. In entrambe le città sembra che qualcosa si stia muovendo in direzione dell’attivazione dei processi. Ad Agrigento il dibattito è in consiglio comunale e alcune associazioni locali spingono per riprendere il percorso della democrazia partecipata. A Palermo quest’anno è stato approvato il Regolamento, obbligatorio per poter utilizzare questi fondi sin dal 2019. Ci si augura adesso che il capoluogo siciliano si unisca al gruppo della democrazia partecipata nel 2023.
Tutti i capoluoghi tranne Catania e Messina includono i minorenni dai 16 anni in su, in buona compagnia con altri Comuni siciliani; Palermo aggiunge anche le scuole di ogni ordine e grado; Trapani ammette anche chi esercita attività prevalente di studio o di lavoro nel territorio comunale, gli stranieri e apolidi domiciliati; Caltanissetta e Messina escludono i titolari di incarichi di natura politica e i dipendenti comunali. Quanto alla possibilità di presentare progetti da parte della cittadinanza, già qui le strade cominciano a divergere. Ad Agrigento, Caltanissetta, Catania (da quest’anno), Enna, Messina, Siracusa, Palermo, Ragusa i cittadini possono avanzare proposte. L’unica condizione è che i progetti siano attinenti alle aree tematiche indicate nel Regolamento sulla partecipazione, pre-selezionate dal Comune (Catania e Palermo) o, ancora, scelte dai cittadini tramite votazione (a Caltanissetta). A Trapani, invece, il processo di partecipazione segue un ordine inverso rispetto al resto dell’isola, come avevamo raccontato parlando dei Comuni in cui la partecipazione si esprime con una x: i cittadini scelgono l’area tematica e, in base ai voti ottenuti, gli uffici comunali pubblicano avvisi a presentare progetti rivolti ad associazioni.
Dappertutto l’onere di valutare, ammettere o respingere le proposte popolari è di una commissione tecnico-politica che, nella maggioranza dei casi, dà il via libera ai progetti da inserire nel Documento sulla partecipazione, approvato dalla Giunta Comunale, che costituirà a sua volta parte del progetto del bilancio di previsione da sottoporre all’approvazione del Consiglio Comunale.
Ma chi decide quali proposte realizzare? Su questo aspetto nei nove capoluoghi siciliani ci sono più sfumature che toni di blu sulla tavolozza, con due tendenze prevalenti: scelgono i cittadini tramite voto popolare o la commissione tecnico-politica.
A Caltanissetta, Catania, Enna, Siracusa, Palermo decidono i cittadini, convocati in assemblea pubblica e/o al voto. Ad Agrigento e Ragusa decide la commissione tecnico-politica sulla base dei punteggi assegnati a ciascun progetto. Piccola eccezione nella città dei Templi, dove, nel caso in cui le proposte civiche dichiarate ammissibili superino il budget a disposizione, i cittadini sono chiamati a votare.
Fanno caso a sé Trapani e Messina, in cui l’iter è molto complesso ed è difficile dire chi decide cosa.
Nella città delle cinque torri, semplificando, decidono per il 30% i cittadini e per il 70% il Comune. I primi scelgono l’area tematica tramite voto, poi la commissione tecnica divide i fondi tra le aree tematiche in maniere corrispondente all’esito del voto, infine gli uffici comunali pubblicano avvisi per la presentazione di progetti rivolti ad associazioni, su cui poi effettuano una valutazione tecnica, decidendo di fatto quali finanziare.
Sullo Stretto, l’iter si accorcia in maniera poco convincente. In pratica esiste una sola fase che tiene insieme sia la proposta che la votazione. Il Comune pubblica un avviso e i proponenti, oltre a progettare, devono contemporaneamente fare in modo che le persone interessate rispondano all’avviso presentando lo stesso progetto. Sarebbe decisamente più semplice raccogliere in una prima fase le proposte per poi in un secondo momento tornare a far esprimere la cittadinanza con il voto sulle proposte.
Questi, a grandi linee, i punti di contatto e di divergenza nelle procedure di democrazia partecipata attivate nei nove capoluoghi siciliani. Nella prassi, analizzando i processi, emergono molte altre luci ed ombre che proviamo a riassumere di seguito. Sull’effettiva realizzazione dei progetti, realizzeremo un approfondimento a parte.

AGRIGENTO, PICCOLA STORIA TRISTE DI PARTECIPAZIONE

Da quattro anni restituisce immancabilmente i fondi e la proposta di modifica del Regolamento langue dal 2017 in Consiglio comunale

Tutto fermo da quattro anni a questa parte ad Agrigento, teatro di quella che qualche settimana fa avevamo definito una “piccola storia triste” di democrazia partecipata. In questo lasso di tempo l’unico dato ufficiale è la restituzione dei fondi 2019, poi nulla più. Il che fa pensare a un flusso di ritorno anche negli anni a seguire. In precedenza, dopo l’entusiasmo del 2016, con 669 voti, spoglio trasmesso in diretta Facebook da un consigliere comunale e quasi 40 mila euro a sostegno della povertà, la “macchina della partecipazione” si era inceppata. Nel 2017 la città aveva speso i 18 mila euro a disposizione per la fornitura di arredi urbani e giochi, ma con solo 40 agrigentini coinvolti in prima battuta. Ancora peggio nel 2018, quando sono stati restituiti in toto alla Regione i circa 11 mila euro disponibili. Poi quattro anni di silenzio, dicevamo, e veniamo all’attualità, con la proposta di modifica del Regolamento di partecipazione, risalente al 2017, che langue in Consiglio comunale.

 

CALTANISSETTA, OLTRE 20 PROGETTI APPROVATI

Cittadini protagonisti a tutto tondo, finanzia massimo 8 mila euro a progetto per realizzare più proposte civiche, dubbi sui tempi di realizzazione

Di segno opposto Caltanissetta, dove negli ultimi sette anni in media il Comune ha speso molto più di quello che ha ricevuto dalla Regione. Ma se i numeri raccontano una storia “a lieto fine”, la faccenda si complica a guardare la qualità dei processi di partecipazione. In base al Regolamento datato 2020, infatti, i residenti sono convocati in tre momenti diversi: dapprima per scegliere tre aree tematiche a cui destinare i fondi tra le sei pre-selezionate da sindaco e giunta; successivamente, per presentare i progetti; infine, per votare quelli giudicati ammissibili dalla Commissione tecnica di valutazione. Il risultato sono tempi lunghi, con procedure che si accavallano negli anni, una partecipazione altalenante ma al tempo stesso un numero significativo di progetti approvati (una ventina dal 2018 ad oggi), anche per via della regola di assegnare al massimo 8 mila euro a progetto, proprio per favorire la realizzazione del più alto numero di proposte civiche. Dubbi sui tempi di realizzazione dei progetti, come segnalato ripetutamente dalle associazioni locali.
Mentre si attende ancora l’esito del processo 2022, il 2021 è cartina tornasole del “modello nisseno”: sei i mesi di tempo necessari alla conclusione del processo, che da novembre 2021 si è concluso nel maggio 2022; 46 i voti dei cittadini nella prima fase di scelta delle aree tematiche, 23 i progetti civici inviati, 787 i voti registrati nella fase finale e alla fine “vincono” cinque progetti a cui ne se aggiunge un sesto per scorrimento graduatoria.

 

CATANIA APRE ALLE PROPOSTE MA LA PARTECIPAZIONE STENTA

In assenza di Regolamento, ogni anno l’Avviso pubblico detta le regole della democrazia partecipata, che nel 2022 ha coinvolto 1876 persone

Alle pendici dell’Etna, benché per ogni anno analizzato dai ricercatori di “Spendiamoli Insieme” la città abbia avviato e formalmente completato il processo, di fatto i cittadini potevano solamente scegliere tra le proposte dell’amministrazione comunale. Quest’anno, invece, per la rima volta è stato l’anno delle proposte civiche. E con 22 progetti ammessi alla fase del voto popolare, c’era davvero l’imbarazzo della scelta. Eppure la polemica è sempre dietro l’angolo, in passato per i progetti “calati dall’alto” dall’amministrazione e contestati da associazioni e comitati civici (è successo nel 2016 con il progetto di riqualificazione del Bastione degli Infetti, nel 2018 con la scelta della nuova giunta comunale di finanziare de plano il restauro della fontana de I Malavoglia e la riqualificazione di piazza Verga, progetto giunto secondo nella votazione del 2017), questa volta per irregolarità nelle procedure di voto (un cittadino ha denunciato di aver espresso tre volte la propria preferenza nel presidio fisico allestito all’Urp). 1876 in totale i voti espressi (1782 su SPID, 94 cartacei), davvero pochi per una città come Catania.
Altra nota stonata, continua a mancare il Regolamento sulla democrazia partecipata, obbligatorio per legge. Il Comune di Catania è esente da quest’obbligo, come tutti gli Enti in stato di dissesto ma un percorso di approvazione di un Regolamento aprirebbe le porte ad una riflessione condivisa su modalità partecipative più efficaci e più relazionali, come suggerisce la professoressa Laura Saija.

 

ENNA, SPRINTER DI PARTECIPAZIONE E ZERO EURO RESTITUITI

Entro il primo trimestre dell’anno pubblica l’avviso, fa proporre e scegliere i progetti. La partecipazione si quantifica nel 2022 in 4 proposte ammissibili e 729 votanti

È uno dei capoluoghi più tempestivi e “sempreverde” nella cartina della partecipazione aggiornata in tempo reale sul sito www.spendiamolinsieme.it, perché, da Regolamento, entro il 30 giugno pubblica l’avviso (nel 2020 a gennaio, nel 2021 a febbraio, nel 2022 a marzo), ma soprattutto perché ha avviato ogni anno il processo, anche se i nostri ricercatori non ne hanno rintracciato sempre l’esito. E sistematicamente ha speso in più e non in meno rispetto ai fondi inviati dalla Regione, non restituendo, ad oggi, nulla, in attesa dei conteggi ufficiali sull’ultimo triennio.
Eppure proprio negli ultimi tre anni la partecipazione ha avuto alti e bassi: il 2020 si è chiuso con 3 proposte giudicate ammissibili e 7 voti, tutti per il progetto di conservazione del fondo antico della biblioteca comunale, operazioni di restauro che nel giugno 2021 risultano in corso; il 2021 segna 6 proposte civiche ammesse dai tecnici, non sappiamo quanti voti, ma conosciamo il progetto più votato, che ha finanziato la realizzazione di eventi di arte murale e digitale al Museo del Mito e in Via della Cittadella a luglio 2022; il 2022 ha registrato 4 proposte ammesse alla votazione, realizzata in collaborazione con Parliament Watch Italia e BiPart, e 729 votanti. Il progetto più votato è risultato “Habitat: Sport di Quartiere – Quartiere dello Sport, proposto da ASD Unione Rugby Enna, che mira a trasformare il campo di calcio a 5 in terra battuta in Via delle Magnolie in un campo polivalente nel quale praticare beach soccer, beach rugby, beach volley e beach handball, con manutenzione dell’area circostante.

 

MESSINA, UN UNICUM NEL PANORAMA REGIONALE

Sullo Stretto il processo è estremamente macchinoso e fonde proposta e voto popolare. Nel 2022 29 progetti su 39 sono noti solo a chi li ha presentati

A Messina entrano in gioco anche le circoscrizioni nel macchinoso puzzle della partecipazione locale che è, già di per sé, un unicum nel panorama siciliano. Avviene perché nel 2019, durante l’iter di approvazione del Regolamento, le circoscrizioni rivendicano il riconoscimento della loro centralità nelle funzioni di consultazione, predisposizione, monitoraggio, verifica e coordinamento delle attività propedeutiche alla stesura del Bilancio partecipativo. Che si traduce nell’applicazione di un doppio metro di giudizio, tematico e geografico, se così si può dire, nella valutazione delle proposte. Ma non è l’unica particolarità del modello messinese.
Per capire fino in fondo il rebus, basta analizzare il processo di democrazia partecipata 2022, di cui ci eravamo occupati questa estate, conclusosi da qualche settimana con l’ufficializzazione dei progetti da realizzare. L’iter è partito a luglio, con la pubblicazione dell’avviso a presentare proposte entro il 30 settembre, un lasso di tempo particolarmente lungo, in rapporto ai 10-15 giorni in media riconosciuto dalla maggior parte delle città siciliane. Il 15 novembre scorso l’ufficializzazione del complicatissimo esito: 639 proposte ricevute per 39 progetti, attinenti a cinque aree tematiche, con sei circoscrizioni cittadine interessate dagli interventi.
Il più proposto fra i progetti presentati è risultato la ristrutturazione della Villetta di via scuole di Torre Faro, ricadente nella VI circoscrizione, che, si legge nel documento, ha ricevuto 358 preferenze, ovvero è stato presentato identico da 358 cittadini, nell’ambito dell’area tematica Aree Verdi. Al secondo posto, con 96 proposte il “Giardino dei nonni”, ancora nella VI Circoscrizione. Seguono, ex equo con 39 proposte, l’abbattimento e smaltimento delle case popolari non agibili con creazione area attrezzata nella I circoscrizione e la realizzazione di un’area dedicata allo skyfitness nell’anfiteatro di Sperone Ovest, sempre nella VI Circoscrizione.
Il secondo progetto più presentato viene giudicato non ammissibile perché chiede il rifacimento di un tratto di strada che per il Comune non è di proprietà dell’ente, anche se l’associazione proponente non è dello stesso avviso e annuncia ricorso. Idem il terzo, questa volta, però, perché i costi di abbattimento delle case popolari risultano superiori alle somme destinate alla democrazia partecipata, quantificate comunque nella significativa cifra di 113.143,28 euro. Così si delibera di finanziare la prima proposta, la ristrutturazione della villetta di Torre Faro, destinando le eventuali economie rimanenti al termine dei lavori per la quarta, lo skyfitness. Ora, al netto dell’oggettiva difficoltà, anche logica, oltre che procedurale, di comprendere, seguire e applicare il processo, salta all’occhio che su 39 progetti, 29 sono stati proposti (e dunque votati, nell’accezione messinese) da un solo cittadino.

 

SIRACUSA, 12 MESI NON BASTANO MAI

Tra assemblee, proposte e voto popolare, da quando sperimenta la democrazia partecipata la città sfora sistematica sulle scadenze ma approva in media 3 progetti l’anno

Nella città dell’isola di Ortigia la democrazia partecipata è scandita da varie fasi di consultazione popolare, con una tabella di marcia che risulta, sistematicamente, disattesa nei tempi. Andiamo per gradi: da Regolamento entro il 30 aprile di ogni anno deve essere pubblicato l’Avviso ed entro 90 giorni dalla sua conclusione si deve valutare l’ammissibilità delle proposte civiche ricevute. Se in numero inferiore a 15, devono essere presentate in assemblea pubblica. Viceversa si passa dalle votazioni online per selezionarne 15, successivamente all’assemblea per illustrarle, infine alla votazione online. Il risultato finale terrà conto dei voti ottenuti nel corso dell’assemblea pubblica e online.
Questo il processo in teoria. La prassi è perennemente una corsa contro il tempo, basta guardare a quest’anno. Mentre si è già in fase di rincorsa per completare in tempo utile il processo 2022, che a fine novembre è ancora fermo alla raccolta delle proposte, solo da qualche settimana può dirsi completo (forse) l’iter 2021, partito col piede giusto, con l’avviso pubblicato in tempo utile il 24 aprile. Entro la scadenza, fissata al 31 maggio 2021, arrivano 21 progetti. Sette mesi dopo, quindi ben oltre i 90 giorni indicati, le 13 proposte giudicate ammissibili vengono inserite nel Documento di partecipazione ma siamo già al 28 dicembre. Trascorrono altri 7 mesi e il I agosto 2022 si convoca l’assemblea pubblica per presentare alla cittadinanza le proposte ammesse al voto online, che si svolge dal 5 al 25 agosto, in collaborazione con “Spendiamoli Insieme” ottenendo 2114 voti. Il risultato viene confermato solo 7 giorni dopo ma a questo punto arriva il ma, come abbiamo raccontato nelle scorse settimane, con un cambio di graduatoria a seguito di un riesame delle proposte. Conclusione diversa ma stessi ritardi e, più o meno, stessi numeri di partecipazione anche per il processo 2020. Idem nel 2019, con l’unica differenza che i votanti sono stati meno di 1000.
Peculiare una scelta: Il budget per la realizzazione di ogni progetto non può superare il 30% della somma stanziata. Che si traduce nell’approvazione di 11 progetti in tre anni.

 

PALERMO, PRIMI PASSI PER (AUSPICABILI) GRANDI PROGRESSI

Approvato nel 2022 il Regolamento, necessario per avviare l’iter. Ma non prima del 2023

Nel capoluogo regionale la democrazia partecipata è rimasta ferma all’anno zero fino al 9 novembre scorso, quando il Consiglio comunale ha finalmente approvato il Regolamento sulla partecipazione, documento obbligatorio che consentirà alla città di avviare l’iter e non perdere i fondi (circa 300.000 euro ogni anno, mai spesi nel Comune di Palermo, che dal 2016 a oggi ha restituito, per mancata spesa, più di 2 milioni di euro). Si tratta di un primo passo, che consente di colorare di verde, per la prima volta in sette anni, il territorio palermitano nella nostra cartina della partecipazione. Vero è, d’altro canto, che il tempo a disposizione per il 2022 è pochissimo, per cui anche quest’anno i fondi rischiano di rientrare nella cassaforte regionale, se la burocrazia non si attiva al più presto.
La particolarità del documento è l’attribuzione alle circoscrizioni di compiti di collaborazione per l’attivazione del dialogo civico ma si tratta di un richiamo generico, a fronte di richieste più specifiche avanzate da alcune mozioni che non sono state approvate. Tuttavia, resta fermo il principio che non è possibile realizzare più di un progetto per circoscrizione. Inoltre, sotto il profilo delle aree tematiche, il Regolamento richiama i principi dello sviluppo sostenibile e della responsabilità sociale come “traccia” ideale a cui ispirare i progetti da realizzare. Quanto ai fondi, come a Siracusa e Caltanissetta si stabilisce di destinare non più del 30% delle risorse disponibili a ciascuna proposta, in modo da poter realizzare più progetti.
Fuori da Palazzo, sul tema dell’approvazione del Regolamento, sono nate proposte che però non sono state al momento tenute in considerazione. Tra queste, segnaliamo quella della comunità politica Più.

 

RAGUSA, I CITTADINI PROPONGONO, IL TAVOLO TECNICO DECIDE

Partecipazione in calando negli ultimi tre anni ma dal 2016 ad oggi la città ha avviato ogni anno l’iter, restituendo solo 306 euro e aggiungendo quasi sempre fondi

Nel capoluogo più a sud dell’isola la democrazia partecipata ricalca in parte lo schema in larga parte adottato altrove ma c’è un “ma”, di non poco conto e che stride con la scarsa partecipazione della cittadinanza al processo decisionale, richiamata fin dal 2017. I cittadini inviati a proporre progetti non possono poi votarli. A valutare le proposte è un tavolo tecnico composto dal responsabile del procedimento e dai dirigenti degli uffici competenti comunali, che prendono in considerazione i classici criteri (fattibilità, interesse generale, compatibilità, stima dei costi e dei tempi, priorità, innovazione, compatibilità), attribuiscono un punteggio alle proposte popolari e stilano un elenco che poi va a comporre il Documento sulla partecipazione, approvato dalla giunta. In base al posto in classifica, i progetti vengono finanziati fino ad esaurimento dei fondi disponibili. Tutto qui.
Quest’anno, dopo un’attesa partita a giugno, l’amministrazione ha inserito nel Bilancio partecipativo 2022 cinque progetti attinenti interventi su aree a verde: Bimbosco; Il giardino dei Giusti; Percorso Fitness; SOS Parchetto; area sgambettamento cani.
Tempi simili a quelli del 2021, che si era concluso con 16 proposte e tre progetti finanziati. Partecipazione in calando, stando ai numeri dei due anni precedenti, conclusi rispettivamente con 23 e 50 proposte presentate da associazioni e cittadini. Il dato positivo, invece, è che dal 2016 ad oggi, la città ha sempre avviato il processo di partecipazione, per questo nella nostra cartina è sempre verde, spendendo quasi sempre più di quanto ricevuto dalla Regione e restituendo solo 306 euro, in attesa dei conteggi ufficiali della Regione sull’ultimo triennio.

 

TRAPANI, PRIMA SI VOTA, POI SI PROPONE

Ordine inverso rispetto a quello degli altri capoluoghi, con i cittadini chiamati a scegliere sola l’area tematica dei progetti. Nel 2021 decidono in 38.

A Trapani il processo di partecipazione segue un ordine inverso rispetto al resto dell’isola, come avevamo raccontato parlando dei Comuni in cui la partecipazione si esprime con una x. Prima i cittadini esprimono una preferenza tra le aree tematiche indicate annualmente da sindaco e giunta comunale tra le sette elencate nel Regolamento. Dopo la fase di valutazione, si procede a ripartire le somme a disposizione tra le aree tematiche in maniere corrispondente all’esito delle votazioni. A questo punto, gli uffici comunali possono pubblicare gli avvisi per la presentazione di proposte da parte di associazioni senza scopo di lucro.
Rappresentazione plastica di quanto accade all’estremo ovest dell’isola è il processo di partecipazione del 2022: con 94 preferenze in totale, si approvano le aree tematiche cultura, affido animali, verde e decoro urbano, spiagge più accessibile. Peggio nel 2021, quando sono state registrate solo 38 preferenze e ad oggi ci risulta essere stata impegnata la somma di € 21.606,81 per la realizzazione di tre progetti in favore della popolazione diversamente abile, € 6.516,34 per la selezione di progetti attinenti a verde e decoro urbano, € 4.458,55 per la selezione di progetti per amici a quattro zampe.

Alessia Cotroneo

Caltanissetta, foto di AlessandroAM, via Wikimedia Commons

Le informazioni contenute in questo pezzo sono costruite sui dati disponibili su “Spendiamoli Insieme” al 15 dicembre 2022.