Regolamento sulla democrazia partecipata, 5 Comuni con novità nel 2022, quasi 100 quelli ancora sprovvisti

Regolamento sulla democrazia partecipata, 5 Comuni con novità nel 2022, quasi 100 quelli ancora sprovvisti

Anno Domini 2022 in poco meno di un quarto dei Comuni siciliani il regolamento sulla democrazia partecipata ancora non c’è. Si, perché – stando alle informazioni che i ricercatori di Spendiamoli Insieme sono riusciti a rintracciare on web – sono 296 su 391 i Comuni siciliani che hanno adottato il regolamento per la democrazia partecipata. Ne mancano all’appello 95, insomma. E dire che il regolamento non è un optional né un obbligo recente. È infatti introdotto dalla legge regionale 8/2018 (art. 14 comma 6), ovvero quattro anni fa. E c’è di più. Ci sono Comuni che, anche in assenza di regolamento, procedono comunque – con tanto di avvisi pubblici e altri passaggi – a destinare i soldi della democrazia partecipata. I tre Comuni che il regolamento l’hanno fatto nel 2022 ne sono esempio.

I tre regolamenti approvati nel 2022

A Lentini (22332 abitanti, Libero Consorzio di Siracusa) lo schema di regolamento è stato approvato in Giunta nel 2021 il 29 dicembre 2021. L’approvazione definitiva spetta al Consiglio Comunale che dà l’ok a maggio 2022. Già dal 2021, però, a Lentini cambia la procedura di svolgimento del processo. Infatti dal 2018 al 2020, i cittadini sono chiamati ad esprimersi soltanto per scegliere quale strada asfaltare tra alcune ipotesi proposte dal Comune. Il budget in questi tre anni è sempre stato di circa 12.500 euro. Nel 2021, e in attesa del processo 2022, i cittadini possono invece presentare proposte anche se dalle ricerche di Spendiamoli Insieme non risultano progetti finanziati.

Anche a Erice (26607 abitanti, Libero Consorzio di Trapani) succede la stessa cosa, il regolamento è di quest’anno ma nel corso del tempo i processi si sono svolti. Del 2018 e del 2020 nulla si è trovato sul web, ma nel 2019 la stampa racconta che i fondi sono stati destinati all’acquisto di 3500 borracce in alluminio per gli studenti delle scuole ericine e nel 2021 il Comune spende circa 15 mila euro per la manutenzione ordinaria del Giardino del Balio. Attenzione, però. L’avviso consente ai cittadini soltanto di scegliere in quale ambito spendere i soldi (e le preferenze vanno all’area indicata come “spazi a verde”). Poi è il Comune a decidere l’attività concreta. E anche con il regolamento recentemente approvato le proposte presentate saranno valutate dall’amministrazione comunale.

Stessa cosa a Valderice (11732 abitanti, Libero Consorzio di Trapani). Anche qui con il nuovo regolamento si passa da una preferenza su un’area tematica alla possibilità di presentare una proposta che però non sarà votata dalla cittadinanza – come previsto dalla legge – ma valutata dall’amministrazione. Non risulta ancora avviato il processo 2022.

A proposito di regole: c’è chi va avanti e chi fa un passo indietro

Nel 2022 ci sono anche due Comuni che il proprio regolamento sulla democrazia partecipata lo modificano. Uno facendo un passo in avanti, l’altro facendo quello che sembrerebbe un passo indietro sulla strada della partecipazione. Che poi è il cuore di tutta la questione, più dell’entità dei fondi, più del tipo di servizi attività e opere realizzati, perfino più del rispetto formale della legge.
Ecco perché fa strano scoprire che a Caronia (3114 abitanti, Area metropolitana di Messina) a metà aprile 2022 viene approvata una modifica secondo la quale a decidere sui progetti presentati non è più l’insieme dei cittadini tramite votazione ma un comitato composto da 9 persone, di cui solo 3 sono cittadini comuni. Attenzione, però, sul sito del Comune si trova la delibera di approvazione della modifica ma non la modifica né il regolamento modificato. Le notizie arrivano dalla stampa e, in particolare, dai consiglieri di opposizione.

Diversissima la situazione di San Biagio Platani (3052, Libero Consorzio di Agrigento). Qui infatti la modifica è chiara, è resocontato l’iter da cui è scaturita, è pubblico il regolamento rinnovato. Non solo. E infatti, i due documenti si possono confrontare (entrambi sono pubblicati anche sul sito di Spendiamoli Insieme, rispettivamente nell’anno 2018 e nell’anno 2022). Nella nuova carta sono chiaramente indicati i soggetti che non possono presentare progetti ovvero tutti coloro che cadrebbero in conflitto di interessi (esponenti politici e dipendenti comunali) ma anche i cittadini non in regola con le tasse. Cambia anche l’insieme di coloro che possono partecipare. E la modifica è sostanziale perché nel 2022 si sceglie di ammettere anche i residenti minorenni, dai 16 anni in su. Prima potevano solo i maggiorenni. Cambia anche una delle aree tematiche a valere sulle quali i cittadini possono presentare progetti, precisamente quella che nel 2018 era indicata come “sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell’ambiente” e che oggi, presumibilmente in conseguenza dell’esperienza della pandemia, diventa “ambiente, ecologia e sanità”. Infine si chiarisce – passaggio dopo passaggio – come i cittadini possono presentare le proprie idee progettuali, con tanto di scheda progetto che deve essere elaborata a cura del Comune per agevolare la presentazione. Insomma, un passo complessivo in avanti sul piano della chiarezza che è anche adeguatamente comunicato.

Il regolamento? In fondo è già tutto nella legge

A colpo d’occhio non sembrerebbe un documento particolarmente complesso, da redigere e approvare, il regolamento comunale per la democrazia partecipata. I capisaldi stanno tutti – nero su bianco – nella legge regionale. Esattamente l’art. 6 della L.R. 28 gennaio 2014, n. 5 e sue modifiche e integrazioni. Che recita: «Ai Comuni è fatto obbligo di spendere almeno il 2 per cento delle somme loro trasferite con forme di democrazia partecipata, utilizzando strumenti che coinvolgano la cittadinanza per la scelta di azioni di interesse comune, pena la restituzione nell’esercizio finanziario successivo delle somme non utilizzate secondo tali modalità…Ogni Comune adotta un apposito regolamento, approvato dal consiglio comunale, che tenga conto delle seguenti indicazioni: a) ogni cittadino o gruppo di cittadini, purché residenti nel rispettivo territorio comunale, può presentare un progetto; b) la valutazione dei progetti spetta alla cittadinanza, che deve essere messa nelle condizioni di esprimere una preferenza; c) tutte le fasi del procedimento, esemplificate in raccolta dei progetti, valutazione, modalità di selezione, esito della scelta e liquidazione delle somme devono essere adeguatamente pubblicizzate sul sito istituzionale dell’ente».
Leggendo i diversi regolamenti adottati, d’altronde, si registra una sostanziale uniformità. Le differenze principali sembrano essere tra i Comuni che ammettono alla partecipazione anche i minorenni e quelli che la limitano ai maggiorenni, tra i Comuni che prediligono svolgere assemblee pubbliche e quelli che preferiscono far andare a voto i cittadini, tra i Comuni che attivano tavoli tecnici per la valutazione dell’ammissibilità delle proposte della cittadinanza e quelli che demandano la responsabilità a tavoli più politici.
Comunque non è solo una questione di norme, ma anche di esperienza. Oggi i Comuni possono tirare le somme sia di quello che hanno fatto direttamente sia di quello che hanno fatto gli altri “campanili”. Il regolamento, insomma, dovrebbe essere cosa fatta dappertutto, dopo tanti anni. E invece…

Iria Cogliani

San Biagio Platani – Archi di Pasqua, foto di HaguardDuNord, CC BY 4.0, via Wikimedia Commons

Le informazioni contenute in questo pezzo sono costruite sui dati disponibili su “Spendiamoli Insieme” al 25 giugno 2022