L’analisi sui 207 Comuni che la Regione Siciliana premia definendoli “virtuosi”

L’analisi sui 207 Comuni che la Regione Siciliana premia definendoli “virtuosi”

La Regione Siciliana ha recentemente assegnato un bonus di quasi 1,3 milioni di euro a 207 Comuni definiti virtuosi nell’applicazione della legge regionale sulla democrazia partecipata relativamente all’anno 2019. Lo ha fatto in forza dell’art. 1 comma 5 della legge regionale 9/20, che prevede, appunto, la ripartizione dei soldi non spesi dai Comuni inadempienti tra quelli che hanno utilizzato tutte le risorse disponibili. Dopo aver dato notizia del bonus, abbiamo approfondito, dati e documenti alla mano, per capire se questi Comuni possano davvero essere definiti virtuosi. Siamo andati, cioè, a guardare oltre i numeri che riguardano la spesa, convinti che l’utilizzo delle risorse non sia di per sé garanzia di qualità dei processi di democrazia partecipata in Sicilia. E abbiamo trovato 135 casi, su 207, di cui vanno evidenziate alcune criticità.

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Zero informazioni

Nel 43% dei casi non troviamo documenti che dicano quali progetti siano stati finanziati

Per 89 dei 207 Comuni “virtuosi” non si trovano informazioni sui progetti finanziati con i fondi della democrazia partecipata 2019. È vero che sono trascorsi anni, ma il web non dimentica, quindi con ogni probabilità questi documenti non sono mai stati pubblicati online. Eppure dal 2018 (art. 14, c. 6, della L.R. n. 8/2018) i Comuni sono tenuti a pubblicizzare sul sito istituzionale tutte le fasi del processo di democrazia partecipata. Naturalmente queste “conclusioni” sono frutto delle nostre ricerche. Se qualcosa dovesse esserci sfuggito siamo sempre pronti a modificarle.

Nello specifico, non abbiamo rintracciato informazioni, né attraverso documenti ufficiali né da rassegna stampa per: Bivona, Burgio, Lampedusa e Linosa, Menfi, Sambuca di Sicilia, Castrofilippo, Joppolo Giancaxio e San Giovanni Gemini nell’Agrigentino; Vallelunga Pratameno, Riesi, Butera, Delia, Resuttano nel Nisseno; Maletto, Castiglione di Sicilia, Milo, San Giovanni la Punta, Santa Venerina, Acicastello, Adrano, Biancavilla, Castel di Iudica, Vizzini, Zafferana Etnea, Trecastagni nel Catanese; Barrafranca, Calascibetta, Enna, Villarosa, Centuripe, Nissoria nell’Ennese; Castell’Umberto, Condrò, Falcone, Fondachelli-Fantina, Furnari, Gaggi, Galati Mamertino, Malvagna, Mirto, Mongiuffi Melia, Motta Camastra, Nizza di Sicilia, Pagliara, Rodì Milici, Santa Lucia del Mela, Ficarra, Mandanici, Militello Rosmarino, Montalbano Elicona, Ucria, Alì Terme, Casalvecchio Siculo, Floresta, Gualtieri Sicaminò, Leni, Moio Alcantara, Monforte San Giorgio, Montagnareale, Pettineo, Reitano, Roccafiorita, Roccella Valdemone, Rometta, San Teodoro, Terme Vigliatore, Tortorici e Valdina nel Messinese; Altofonte, Belmonte Mezzagno, Campofiorito, Castronovo di Sicilia, Chiusa Sclafani, Contessa Entellina, Montemaggiore Belsito, Palazzo Adriano, Petralia Soprana, Pollina, Roccapalumba, Sclafani Bagni, Trappeto, Altavilla Milicia, Vicari, Aliminusa, Blufi, Cefalà Diana, Giuliana, San Giuseppe Jato, Santa Cristina Gela nel Palermitano; Ferla nel Siracusano.

 

Zero partecipazione (o quasi)

In dieci Comuni non pervenute né proposte di progetti né voti 

In dieci Comuni “virtuosi” i cittadini nel 2019 non hanno risposto all’appello alla partecipazione e non hanno fatto sentire la propria voce. È successo, con sfumature diverse di caso in caso, a Naso, San Marco d’Alunzio, Tusa, San Pier Niceto, Torregrotta, Raffadali, Savoca, Campofranco, Serradifalco, Randazzo.

In particolare a Naso nessun cittadino si è espresso sull’area tematica a cui destinare i fondi della democrazia partecipata; a San Marco d’Alunzio e Tusa nessuno ha presentato progetti da realizzare; a San Pier Niceto nessuno ha votato i progetti proposti; a Savoca, Raffadali, Campofranco, Serradifalco, Randazzo e Torregrotta è stato presentato un solo progetto.

 

I casi in contrasto con la legge

15 Comuni non fanno proporre progetti ai cittadini, almeno 21 non aprono alle votazioni popolari

Tra le indicazioni fornite dal legislatore, ce ne sono due ampiamente disattese in almeno una quarantina di Comuni “virtuosi”:

ogni cittadino o gruppo di cittadini, purché residenti nel rispettivo territorio comunale, può presentare un progetto;

la valutazione dei progetti spetta alla cittadinanza, che deve essere messa nelle condizioni di esprimere una preferenza.

A parte una quindicina di casi in cui i processi non risultano chiari, certamente 15 città siciliane premiate per l’uso delle risorse della democrazia partecipata nel 2019 non hanno consentito ai cittadini di fare proposte. Si tratta di Camastra, Calamonaci, Cattolica Eraclea, Acquaviva Platani, Antillo, Fiumedinisi, Frazzanò, San Fratello, Raccuja, Baucina, Monreale, Godrano, Lentini, Erice e Valderice.

Inoltre, 13 Comuni non hanno consentito ai cittadini di scegliere i progetti da finanziare, affidando di fatto all’amministrazione comunale o a un tavolo tecnico l’ultima parola. Sono San Biagio Platani, Palma di Montechiaro, Sant’Angelo Muxaro, Cerami, Longi, Villafranca Tirrena, Castelmola, Ragusa, Buccheri, Ferla, Poggioreale, Bisacquino, Valledolmo. In almeno altri 8 centri, dato che le proposte civiche erano state una, due o nel complesso la somma totale dei progetti coincideva con i fondi disponibili (Porto Empedocle, Raffadali, Comitini, Venetico, Castel di Lucio, Oliveri, Capaci, Isnello), si è scelto di realizzarli senza passare da votazioni.

 

Il problema della rilevazione dei dati

La scheda con cui gli enti locali rendicontano l’uso dei fondi della democrazia partecipata non fornisce alcuna informazione sulla qualità del processo

Al netto delle singole storie (poco) esemplari, il problema di fondo è che la Regione Siciliana non raccoglie elementi sufficienti per valutare i processi di democrazia partecipata. La “scheda di rilevazione dati” che ogni anno viene trasmessa ai Comuni può bastare per individuare i Comuni inadempienti ma non fornisce alcuna informazione sulla qualità partecipativa dei processi e sull’effettiva partecipazione promossa nei territori. Il documento si limita a chiedere gli estremi della delibera di approvazione del Regolamento sulla partecipazione, la forma di democrazia partecipata adottata, l’intervento individuato e gli estremi dei mandati di pagamento con i rispettivi importi. Davvero troppo poco per vigilare e valutare l’effettivo impatto delle procedure di democrazia partecipata adottate.

 

Il valore del "bonus"

Nonostante il meccanismo sia evidentemente ancora da rodare, il concetto di "premiare" buoni processi partecipativi, introdotto nel 2020 nel quadro normativo regionale, è molto positivo. Resta la questione dell'utilizzo che faranno i 207 Comuni premiati quest'anno (in relazione ai processi svolti nel 2019) delle risorse aggiuntive. Queste cifre non hanno alcun vincolo di destinazione. Le amministrazioni comunali potranno impiegarle come ritengono più opportuno ma sarebbe utile, oltre che giusto, che servano per migliorare e ampliare i processi di democrazia partecipata previsti dalla legge. In ogni caso, a prescindere dalla cifra e dalla destinazione, i fondi extra costituiscono comunque un ulteriore incentivo per i Comuni a spendere, ci auguriamo bene e davvero insieme ai cittadini, le risorse della democrazia partecipata.

 

Alessia Cotroneo

Mappa di Nino Galante,  grafico a cura di OpenDataSicilia