Elezioni amministrative di giugno: facciamo sì che la democrazia partecipata diventi tema di dibattito elettorale

Elezioni amministrative di giugno: facciamo sì che la democrazia partecipata diventi tema di dibattito elettorale

Andrà ad elezione amministrativa l’8 e il 9 giugno, in contemporanea alle elezioni europee, quasi mezzo milione di siciliani (484.218) distribuiti in 37 Comuni: 10 nel Messinese, 9 nel Palermitano, 6 nell’Agrigentino, 4 nel Catanese e altrettanti nel Trapanese, 3 nel Nisseno e 1 nel Siracusano. Tra di essi una “capitale”, Caltanissetta, più altri 7 Comuni “grossi” (che votano con il proporzionale) e 29 più piccoli (che votano con il maggioritario). Ma anche 5 Comuni commissariati e 32 giunti a naturale scadenza.

Lettera aperta a candidati e cittadini

È ancora troppo presto per sapere se i candidati renderanno o meno la democrazia partecipata tema di dibattito elettorale. Ma il team del progetto di monitoraggio civico “Spendiamoli Insieme”, realizzato da Parliament Watch Italia con il sostegno della Fondazione con il Sud, ci prova a far sì che lo diventi, verificando quanto succede in ciascuno dei 37 Comuni. Un approfondimento che diventa “lettera aperta” ai futuri sindaci e alle future sindache e, ancor di più, ai cittadini e alle cittadine che voteranno. Giusto per ricordare che «la democrazia partecipata è una specie di cartina di tornasole del dialogo – o della mancanza di dialogo – tra amministratori e amministrati. Perché è una partecipazione che non si esaurisce nei pochi giorni di una tornata elettorale, ma, al contrario, si sviluppa tutto l’anno, tutti gli anni».

Gli obblighi di legge

Il 2024 peraltro è l’anno del decennale della legge che ha messo in piedi tutto il meccanismo. E che oggi – a valle di modifiche e circolari – prevede alcune cose specifiche. Ovvero: che il Comune sia dotato di un regolamento di democrazia partecipata; che ai cittadini sia consentito di presentare progetti da candidare al finanziamento; che ai cittadini sia consentito scegliere il progetto o i progetti da far finanziare; che tutte le fasi del processo siano efficacemente comunicate; che il tutto avvenga in tempi utili e, in particolare, che i Comuni con più di 10 mila euro a disposizione pubblichino (almeno) l’avviso entro il 30 giugno e che tutti i Comuni spendano o assumano l’impegno di spesa entro il 31 gennaio dell’anno successivo; last but not least, che le opere o i servizi scelti siano effettivamente realizzati.

Verifiche e aggiornamenti

«Il nostro monitoraggio civico, basato su tutte le notizie che si riesce a trovare sul web, dagli atti ufficiali agli articoli di stampa, consente di controllare se, come e quando sia stata attuata gran parte di questi obblighi di legge. Basta navigare su www.spendiamolinsieme.it e cercare il Comune che interessa cliccando sull’anno o gli anni di cui si vuole sapere di più. Il suggerimento per chi si ritroverà da qui ad un paio di mesi ad andare alle urne è quindi quello di dare un’occhiata al sito di “Spendiamoli Insieme” per verificare come stia messo il proprio Comune. Ciò non solo per essere consapevoli dei propri diritti ma anche per chiedere a chi si candida che tali diritti siano pienamente garantiti».
Intanto, però, per farsi una prima idea ecco la rassegna dei Comuni che fanno bene, dei Comuni che fanno male e dei (tanti) Comuni che dovrebbero fare molto meglio. “Spendiamoli Insieme” aggiornerà l’approfondimento sui 37 Comuni via via che si avvicineranno le elezioni, sempre basandosi sulle ricerche svolte dal proprio team, e – ancora una volta – sarà felice di accogliere precisazioni, chiarimenti e informazioni che dovessero essere trasmessi dai lettori o dagli enti locali citati negli articoli.

Iria Cogliani