Verso le amministrative di giugno: i Comuni che dovrebbero fare meglio in tema di democrazia partecipata

Verso le amministrative di giugno: i Comuni che dovrebbero fare meglio in tema di democrazia partecipata

Tra i 37 Comuni che vanno ad elezioni amministrative a giugno, il gruppo più numeroso è quello delle città nelle quali la democrazia partecipata si attua ma in modalità che richiedono diversi “aggiustamenti”.

Libero Consorzio di Agrigento

A Caltabellotta (3.238 abitanti) si attende l’avvio del processo di democrazia partecipata per il 2024, ma negli anni scorsi la cittadina, che ha un regolamento del 2019, ha attivato i propri processi, talvolta modificando le scadenze per dare maggiori possibilità di coinvolgimento ai cittadini. Qui c’è un “nota bene” che riguarda proprio i soldi. A fronte di circa 20 mila euro di risorse annuali disponibili per la democrazia partecipata il Comune, da qualche anno, aggiunge qualcosa come 15 mila euro dalle proprie casse (vedi avviso dell’anno scorso). Una buona prassi che dà la misura del valore attribuito dall’ente locale alla partecipazione dei cittadini. C’è però una nota molto dolente: per due anni consecutivi – 2022 e 2023 – non si è votato. Due anni fa non si è attivata la fase della votazione perché i progetti presentati prevedevano una copertura finanziaria esattamente uguale alle somme a disposizione, e l’anno scorso non c’è stata votazione e i fondi sono andati a tutte le proposte presentate (come si legge nell’esito) grazie anche alla possibilità di chiedere una rimodulazione dei propri progetti da parte dei proponenti.

L’espressione di preferenze – è utile ricordarlo – è una fase obbligatoria per legge e se succede troppo spesso che non ce ne sia “bisogno”, perché per “fortunata casualità” i fondi bastano a realizzare i progetti presentati, be’ non sembra davvero che sia tutto oro quello che luce.

Libero Consorzio di Caltanissetta

Nel Nisseno, al pari di Caltanissetta, un’altra grossa città andrà al voto amministrativo con il metodo proporzionale (e con 71.937 abitanti). Si tratta di Gela che ha un regolamento di democrazia partecipata molto vecchio (del 2017) nel quale comunque si includono i minorenni, dai 16 anni in su. Qui l’anno scorso per la democrazia partecipata sono andati al voto in 1477, mentre l’anno precedente c’era stato un drastico calo (252) e negli anni ancora precedenti in media si sono contati circa 3000 voti. Peccato che fino al 2021 compreso, contrariamente a quanto previsto dal Regolamento, non sia stata consentita la partecipazione ai ragazzi. Una distorsione che negli ultimi anni è stata corretta. Qual è dunque oggi il problema a Gela? Il mancato e reiterato rispetto delle scadenze previste per i Comuni che abbiano più di 10 mila euro a disposizione. Gela ha circa 60 mila euro annuali. Dunque dovrebbe avviare il processo entro il 30 giugno. Quest’anno ancora non ha pubblicato l’avviso, nel 2023 l’avviso è arrivato il 31 agosto, nel 2022 il 19 settembre, nel 2021 probabilmente sempre a settembre visto che la scadenza è stata posta al 20 ottobre.

Tra i Comuni del Nisseno che vanno alle amministrative (11.086 abitanti) c’è anche Mazzarino. Qui i fondi annuali di democrazia partecipata sono attorno agli 8 mila euro e il regolamento (datato 2019) c’è ma i processi non sempre si svolgono. L’anno scorso per esempio non è stato possibile rintracciare alcun atto. Quest’anno ancora tutto tace. Non è tutto. Due anni fa, nel 2022 fu presentato un solo progetto, il che depone sempre non benissimo. Nel 2021 ne vennero presentati solo due e le votazioni per le preferenze si svolsero in un solo giorno che per di più era il 30 dicembre. Andò meglio nel 2020 quando i progetti furono quattro ma l’esito arrivò comunque “in calcio d’angolo” (il 28 dicembre). Insomma, “raddrizzare” l’iter di democrazia partecipata a Mazzarino dovrebbe essere considerata una priorità.

La questione delle tempistiche non è ininfluente. Per la realizzazione delle opere e dei servizi finanziati con fondi di democrazia partecipata la spesa (o l’impegno di spesa) deve essere fatta al massimo entro il 31 gennaio dell’anno successivo, secondo la normativa. Al di là della legge, è poi evidente che se si ritarda il processo, questo ritardo incide negativamente sull’intero meccanismo. Il che comporta non solo il rischio di perdere i fondi ma anche quello di “confondere” i cittadini. E, di conseguenza, scoraggiarne la partecipazione.

Area Metropolitana di Catania

La questione delle tempistiche tocca anche Ragalna (4.184 abitanti). La cittadina ha un regolamento di democrazia partecipata varato nel 2018, che non solo ammette alla partecipazione i residenti dai 16 anni in su ma inserisce esplicitamente tra i soggetti abilitati a presentare progetti anche “il Consiglio Comunale delle Ragazze e dei ragazzi del nostro Istituto scolastico”. Una bella scelta di apertura. E però Ragalna, che ogni anno dispone di circa 11 mila euro, l’anno scorso ha fatto tutto all’ultimo momento: l’avviso arrivò il 7 dicembre, l’esito il 29 dicembre. Una specie di corsa ad ostacoli, tra presentazione delle proposte, valutazione di ammissibilità, votazioni delle preferenze. Ciò non ha scoraggiato la partecipazione (8 proposte presentate, 345 votanti) ma resta comunque largamente al di fuori dei tempi previsti dalla legge (l’avviso va pubblicato entro il 30 giugno per i Comuni che dispongono di più di 10 mila euro). Negli anni precedenti era andata meglio ma non bene (nel 2022 e nel 2021 avviso a settembre). A questo si aggiunge un altro elemento “eccentrico”: la Giunta da qualche anno ha deciso di volta in volta un massimale per ciascun progetto pari ad un quinto del totale delle risorse. Nel 2023 si trattava di 2.229,74 euro, nel 2022 di 2.200 euro, nel 2021 di 2.400 euro. Per un verso va da sé che questo meccanismo sia in grado di accontentare tanti soggetti proponenti, per altro verso è evidente che i fondi destinati a ciascun progetto sono talmente pochi da non poter finanziare un’opera o un servizio di ampio respiro.

Area Metropolitana di Messina

Negli ultimi anni qualcosa si è ingarbugliato nel processo di democrazia partecipata di Brolo (5.753 abitanti). La cittadina dispone di 9/10 mila euro annui e ha un regolamento del 2020 che ammette a partecipazione anche i 16enni e i 17enni). Però nel 2021 non si è votato perché le sole 3 proposte presentate risultavano tutte finanziabili; nel 2022 contrariamente a quanto previsto dal regolamento l’avviso non prevedeva la partecipazione dei minorenni e, inoltre, non si riesce a trovare il numero dei votanti; nel 2023 hanno votato in tutto 62 persone (quando nel 2020, anno per il quale il dato è noto, erano state 358). Tanti elementi che rendono evidente la necessità di comunicazione e sensibilizzazione rispetto alla democrazia partecipata e all’opportunità che rappresenta.

Succede pure a Forza d’Agrò (848 abitanti). Per la democrazia partecipata la cittadina dispone ogni anno di circa 4/5 mila euro e ha un regolamento del 2019. E però nel 2021 hanno votato in 30, nel 2022 appena in 10 e nel 2023 addirittura 5. Numeri che sono così bassi da denunciare, pur in una cittadina molto piccola, una mancata partecipazione. Anche qui coinvolgimento e informazione risultano indispensabili.

A Leni (681 abitanti), tranne che nel 2020 quando risulta una spesa, niente processi di democrazia partecipata, niente raccolta di proposte, niente espressione di preferenze. E restituzione al mittente dei circa 10 mila euro annui a disposizione. Però il regolamento di democrazia partecipata, è stato approvato giusto l’anno scorso e presenta alcuni spunti molto positivi in termini di partecipazione, per esempio il fatto che sono ammessi i minorenni a partire dai 14 anni. Vedremo quindi quest’anno se arriva il cambio di marcia.

Oliveri (2.048 abitanti) ha ogni anno circa 7/8 mila euro per la democrazia partecipata e il regolamento, datato 2019, ammette a partecipazione anche 16enni e 17enni. Tuttavia nel 2021 si faticò ad ottenere le proposte (con tanto di rinvio di scadenze ne arrivarono in tutto tre, di cui una fu rigettata perché presentata da un non residente e le due rimaste furono entrambe ammesse a finanziamento). Nel 2022 al momento di scegliere tra sei proposte nessun cittadino si presentò a votare. E l’anno scorso il processo non è stato realizzato. Il caso di Oliveri è emblematico: alla cittadinanza, con tutta evidenza, andrebbero dedicate azioni e attenzioni in più. Il coinvolgimento, nel caso della democrazia partecipata, non è un optional. È proprio il senso di tutta la procedura.

Anche Rometta (6.529 abitanti) è un caso emblematico. Le “carte” della democrazia partecipata sono a posto (il regolamento, datato 2020, ha perfino spunti di particolare interesse, come l’ammissione degli istituti scolastici pubblici a presentare le proposte progettuali); i fondi si spendono (ogni anno si tratta di circa 7.500 euro); i cittadini votano (nel 2023, per fare un esempio, i votanti furono 625). E però a “conquistare” i fondi sono sempre le “luminarie” natalizie, peraltro proposte dalla stessa associazione. È successo nel 2021 (quando vinse anche un secondo progetto, quello della Consulta Giovanile, inerente manifestazioni sportive sulla spiaggia). E poi è successo di nuovo nel 2022 e nel 2023, con le luminarie unica proposta finanziata. Ma la democrazia partecipata non è un abbonamento. Possibile che non ci sia nient’altro di buono da realizzare con i fondi annuali?

Infine a Spadafora (4.682 abitanti) il processo di democrazia partecipata, basato su un regolamento del 2018, sembra andare a singhiozzo. Lo si deduce dal fatto che l’anno scorso fu presentato un solo progetto, ammesso automaticamente al finanziamento, saltando ovviamente la fase della votazione. Nel 2022 invece a esprimere la propria preferenza furono 888 cittadini. Davvero una percentuale alta. E a guadagnarsi i finanziamenti furono due progetti. D’altronde nel 2021 il tavolo tecnico ammise una sola proposta delle tre raccolte, e ancora una volta niente voto. Insomma anche qui c’è decisamente qualcosa da migliorare.

Area Metropolitana di Palermo

A Bagheria (53.211 abitanti) alle Amministrative di giugno si voterà con il proporzionale. La città ha adottato il regolamento di democrazia partecipata nel 2019 ammettendo alla partecipazione i cittadini residenti che abbiano compiuto i 16 anni d’età. Di più. Ai cittadini che vogliano presentare proposte fornisce una scheda-progetto molto chiara. Il problema è che dà loro appena una settimana di tempo per farsi venire un’idea e partecipare. È accaduto l’anno scorso ma anche nel 2022 e nel 2021. Sette giorni sono troppo pochi. Chi non ci ha pensato prima e non ha preparato un progetto si ritrova di fatto escluso. E non è tutto. Gli avvisi arrivano molto dopo la scadenza del 30 giugno prevista per i Comuni con più di 10 mila euro. Bagheria ha a disposizione ogni anno per la democrazia partecipata dai 13 mila ai 16 mila euro. Nel 2023 l’avviso è datato 14 dicembre, nel 2022 29 novembre, nel 2021 17 novembre. Insomma, si fa tutto l’iter di gran corsa. E infatti se per il 2021 i ricercatori di “Spendiamoli Insieme” non hanno trovato l’esito (ma notizie di stampa hanno reso noto il progetto vincitore), nel 2022 l’incontro pubblico per l’espressione delle preferenze (che ha registrato 768 votanti) si è tenuto il 21 dicembre mentre il processo del 2023 si è concluso con l’assemblea tenuta il 31 gennaio di quest’anno (e con 1195 votanti).

A Bompietro (1.224 abitanti), nel 2021 è stato approvato il nuovo regolamento di democrazia partecipata. La cittadina svolge i processi annuali e assegna i fondi che viaggiano attorno ai 7/8 mila euro. Qui il problema è ciò che è accaduto nel 2023 quando, anche se tutte le fasi dell’iter sono state realizzate, le notizie sono rimaste incomplete. Dei progetti vincitori in pratica si conosce solo il numero di protocollo (negli anni precedenti veniva reso noto il contenuto del progetto o dei progetti vincitori ma non il/i proponente/i). L’informazione – completa e tempestiva – è richiesta dalla legge. Ed è, neanche a dirlo, fondamentale perché i cittadini possano partecipare appieno nonché “vigilare” sull’intera procedura.

Borgetto (7.134 abitanti) non sembra aver completato il processo di democrazia partecipata dell’anno scorso (quando i fondi disponibili erano di quasi 8 mila euro): i ricercatori di “Spendiamoli Insieme” non sono riusciti a rintracciare l’esito. Nel 2022 il Comune pubblicò l’avviso e anche l’esito, ma ci fu un solo progetto presentato e niente votazioni. Andando indietro, si registra un nulla di fatto anno dopo anno, dal 2021 in giù. Tocca vedere se da quest’anno la cittadina si metterà in riga, visto che dispone finalmente del documento fondamentale: il regolamento di democrazia partecipata, che ammette alla partecipazione anche “tutti i cittadini che abbiano compiuto il sedicesimo anno di età”, è stato adottato giusto l’anno scorso.

Informazione incompleta in tema di democrazia partecipata, infine, a San Mauro Castelverde (1.701 abitanti). La cittadina ogni anno assegna i fondi di democrazia partecipata (che ammontano a circa 12 mila euro annui) e dispone di un regolamento che, pur molto vecchio, risalendo al 2015, prevede la realizzazione di tutte le fasi indicate dalla normativa. Nella pratica, oltre a un costante ritardo dell’avvio dei processi, che dovrebbero essere attivati entro il 30 giugno e invece vengono attivati a ottobre, la modalità adottata per la raccolta delle preferenze è quella dell’assemblea pubblica, a conclusione della quale c’è un verbale che corrisponde all’esito e indica il progetto vincitore a cui vanno i fondi. Cosa manca? Quasi tutto. Non si conoscono le proposte presentate, né da chi siano state presentate. E non si sa quanti cittadini abbiano partecipato all’Assemblea né quanti voti di preferenza siano stati espressi. Come già ripetuto mille volte, completezza e tempestività dell’informazione sono richieste dalla normativa e, anche, dal senso stesso della democrazia partecipata.

Iria Cogliani

Le informazioni contenute nel pezzo sono basate sui dati di “Spendiamoli Insieme”, aggiornate al 29 marzo 2024

 

Foto di Bagheria, via Wikipedia