L’analisi sui Comuni sanzionati per i processi di partecipazione 2021

L’analisi sui Comuni sanzionati per i processi di partecipazione 2021

Come ogni anno, “Spendiamoli Insieme” prova a vederci chiaro sulla sanzioni comminate qualche giorno fa dalla Regione Siciliana a 183 Comuni che non avrebbero speso, in tutto o in parte, i fondi della democrazia partecipata 2021. E lo fa confrontando i dati diffusi dalla Regione con il decreto  37 dell’8 marzo 2024 – che attestano una multa complessiva di 1 milione e 926 mila euro -, i documenti ufficiali e la rassegna stampa raccolti e pubblicati sul sito www.spendiamolinsieme.it, con cui il progetto monitora e informa sull’attuazione della legge sulla democrazia partecipata in tutti i 391 Comuni siciliani.
Quello che emerge sono parecchie incongruenze.

Tra i 137 Comuni che devono restituire tutti i fondi, 50 sono quasi certamente da multare

L’analisi di “Spendiamoli Insieme” è partita dal “grosso” delle sanzioni, ovvero dalle 137 città per le quali è stata disposta la restituzione totale alle casse regionali delle risorse disponibili per la democrazia partecipata nel 2021. In pratica questi enti non avrebbero speso neanche un euro di quanto a loro disposizione e devono restituire, complessivamente, 1 milione 859 mila euro, una cifra che copre oltre il 90% del totale delle multe.
Per 50 dei 137 Comuni a “restituzione totale” le sanzioni della Regione appaiono corrette.

Per 48 di questi centri “Spendiamoli Insieme” non ha trovato nessun documento ufficiale né altra notizia sul processo di democrazia partecipata. Sono 9 città nell’Agrigentino, 2 nel Nisseno, 11 nel Catanese, 2 nell’Ennese, 6 nel Messinese, 8 nel Palermitano, 4 nel Ragusano, 3 nel Siracusano e 3 nel Trapanese. In questo caso le sanzioni in totale “valgono” 674.532 euro e spaziano dai 280 mila euro che deve restituire Palermo ai 190 euro di Castellammare del Golfo.

Discorso diverso per Petrosino (multata per 7.212 euro) e Caltagirone (multata per 19.624 euro),  due casi evidenti in cui i fondi per la democrazia partecipata sono stati utilizzati palesemente senza coinvolgere la cittadinanza.
Petrosino ha replicato lo stesso errore che le era costato la restituzione dei fondi nel 2020, ovvero ha speso i fondi della democrazia partecipata per acquistare un’app finalizzata a favorire… la partecipazione civica, azione espressamente vietata dalla norma regionale, che impone di spendere con i cittadini, non semplicemente per i cittadini.
Caltagirone, invece, secondo quanto si legge nella delibera di assegnazione dei fondi, considerata la mancata partecipazione dei cittadini nel biennio 2017-18, ha assegnato alla Giunta il compito di proporre e al Consiglio comunale quello di scegliere come spendere il budget a disposizione. Una “scorciatoia” evidentemente in contrasto con la legge e dunque sanzionabile.

Per 70 Comuni resta il dubbio: la sanzione è corretta?

In 70 dei 137 Comuni che devono restituire l’intera somma a disposizione, il processo di democrazia partecipata 2021 ci risulta, documenti ufficiali alla mano, concluso.

Tra questi, Spendiamoli Insieme individua 17 città che hanno anche realizzato i progetti scelti dalla cittadinanza. I casi più eclatanti (e le sanzioni più alte) riguardano Catania (che deve restituire €195.838,00) e Messina (€103.012,00). Eppure nel capoluogo etneo quasi 3000 cittadini hanno votato, scegliendo di finanziare la realizzazione di un’area fitness nel parco Gioeni. Sullo Stretto, più di 600 persone si sono espresse e le proposte finanziate sono risultate il rifacimento di un campetto di calcio a Cumia Superiore e la riqualificazione della scalinata della chiesa di Santa Maria di Mili, appalto per cui sono partiti i lavori poche settimane fa.
Gli altri Comuni sanzionati pur avendo completato il processo di partecipazione e realizzato i progetti finanziati, secondo i nostri dati, sono: Caltanissetta, (787 votanti, 5 progetti finanziati di cui almeno 3 con attività svolte: “Vivi San Luca”, “Orto Sociale”, “Moda & Tradizione”), Aci Bonaccorsi (ad aprile 2022 inaugurata la “Stanza del Cuore”, un presidio per la ricerca sui rischi cardiovascolari), Milazzo (ad inizio 2023 sono stati appaltati i lavori per la riqualificazione di Piazzetta del Pescatore), Patti (4 progetti finanziati, tra cui il restauro di costumi ottocenteschi realizzato), Raccuja (attrezzato un parco fitness), Taormina (qui la spiaggia Mazzeo è stata attrezzata con passerelle e sedie galleggianti per i disabili), Gangi (con “Natale a 4 zampe” a sostegno di bambini e bambine disabili), Roccamena (il progetto è dedicato alle donne over 50, con corsi di ginnastica posturale, ginnastica dolce, workout all'aperto, danza terapia), Valledolmo (qui è partito il corso di ceramica), Villabate (con l’infiorata e le rappresentazioni sacre), Avola (dove non si è ancora riusciti a realizzare lo skate-park mentre ha visto la luce l’opera “Avola Città Esagonale”), Calatafimi-Segesta (realizzato il parco inclusivo proposto da “Segesta nel sogno”), Favignana (“Gulliver” è l'im­bar­ca­zio­ne a vela per per­so­ne disabili acquistata con i fondi di democrazia partecipata 2021), Paceco (realizzate tribune per i campi da tennis) e Salaparuta (con “Percorsi di crescita per i nostri bambini e ragazzi”).

In altri 53 Comuni, invece, stando ai documenti in nostro possesso, il processo di coinvolgimento della cittadinanza risulta concluso, con l’individuazione dei progetti e l’impegno di spesa, che, a rigore,  è il “minimo” per non dover restituire i fondi. Eppure sono stati sanzionati dalla Regione. Le ipotesi per spiegare le “multe” potrebbero essere due.
La prima è un difetto di comunicazione tra uffici comunali e regionali. Per accertare che i fondi fossero stati spesi, la Regione Siciliana ha inviato il 6 ottobre 2023 ai Comuni la scheda di rilevazione dei dati, da compilare e re-inviare. Qualcosa in questa procedura potrebbe non aver funzionato. In questo caso i Comuni dovranno segnalare il caso alla Regione e la sanzione potrebbe essere annullata, come già accaduto più volte in passato.
L’altra ipotesi è che, dopo aver regolarmente svolto il processo, i progetti scelti non siano mai stati realizzati e si sia optato per rinunciarvi per i motivi più disparati. In questo caso la sanzione sarebbe ovviamente corretta.
I Comuni sanzionati, pur avendo concluso il processo, sono 7 nell’Agrigentino, 7 nel Nisseno, 9 nel Catanese, 3 nell’Ennese, 15 nel Messinese, 14 nel Palermitano, 1 nel Ragusano, 5 nel Siracusano, 9 nel Trapanese.

Comuni “in bilico” che probabilmente non hanno assegnato i fondi

Restano 17 Comuni per i quali i ricercatori di “Spendiamoli Insieme” hanno rintracciato l’avvio del processo di spesa dei fondi ma non la conclusione. È probabile che questi centri non abbiano portato avanti l’iter e che la Regione li abbia legittimamente sanzionati.
Sono 1 nell’Agrigentino (Lucca Sicula), 2 nel Nisseno (Niscemi e Sommatino), 4 nel Catanese (San Giovanni La Punta, San Cono, Palagonia, Aci Catena), 1 nell’Ennese (Pietraperzia), 5 nel Messinese (Alì, Gioiosa Marea, Mirto, Mongiuffi Melia, Santo Stefano di Camastra), 3 nel Palermitano (Campofelice di Roccella, Palazzo Adriano, San Giuseppe Jato), 1 nel Trapanese (Marsala).

Sanzioni per spesa parziale, errori veniali o progetti saltati

C’è poco da dire sulle sanzioni per spesa parziale dei fondi della democrazia partecipata, che “valgono” in tutto 66 mila 548 euro e riguardano 46 Comuni che dovranno restituire soltanto una parte dei fondi disponibili, per lo più piccole cifre. Si va dai 20 euro di mancata spesa di Comitini (su un budget di 6.080 euro) alla sanzione più alta: i 6 mila euro a Villafranca Tirrena (su un budget di 9 mila euro).

Spendiamoli Insieme: revisione della legge non più rinviabile

«Non è accettabile che la Regione conosca così poco, tardi e male se e come si spendono i fondi per la democrazia partecipata in Sicilia» sottolinea l’associazione Parliament Watch Italia che con “Spendiamoli Insieme” dal 2021 promuove, grazie al sostegno di Fondazione con il SUD, la buona applicazione della legge regionale sulla democrazia partecipata in Sicilia. «Tre anni per raccogliere e revisionare i dati rappresentano un tempo troppo lungo che, peraltro, impedisce alla gente di conoscere in tempo utile la posizione del proprio Comune sul tema. Quando i dati vengono comunicati ormai è troppo tardi per intervenire. Tutto ciò lede la fiducia della cittadinanza nei processi di democrazia partecipata. Una revisione complessiva della legge, che comprenda anche un ragionamento sulla raccolta e l’analisi dei dati inviati dai Comuni alla Regione, non è più rinviabile. Per questo la stiamo richiedendo con urgenza, con la raccolta firme “Scriviamola Insieme”, perché la democrazia partecipata in Sicilia non resti un’occasione sprecata».

Alessia Cotroneo

Vista di Caltanissetta dalla cima del Monte San Giuliano, AlessandroAM, Wikimedia Commons.