Nel Catanese aumenta del 31% l’uso dei fondi

Nel Catanese aumenta del 31% l’uso dei fondi

Circa 700 mila euro la somma spesa (o appostata) nel 2023 nel totale dei 58 Comuni dell’area metropolitana di Catania; 39 i processi avviati e 32 quelli conclusi; 87 i progetti civici finanziati. La “fotografia” generale è questa. Ma il confronto con l’anno precedente dice di più. E il primo dato è – a conti fatti – quello che sintetizza tutto: da un anno all’altro l’utilizzo delle somme destinate alla democrazia partecipata nel Catanese è aumentato di 218 mila euro, ovvero del 31% (passando dai circa 482 mila euro del 2022 appunto ai 700 mila dell’anno scorso).

I Comuni che sono rimasti fermi

Anche i territori “fermi” diminuiscono, passando da 23 a 19. In particolare nel 2023 non hanno svolto l’iter Adrano , Calatabiano, Castel di Iudica, Grammichele, Licodia Eubea, Mascali, Palagonia, San Pietro Clarenza, Scordia, Vizzini, Zafferana Etnea che negli anni hanno attivato la democrazia partecipata poche volte o addirittura mai; Caltagirone e Castiglione di Sicilia, che invece hanno fatto tanto per diversi anni, Maniace che è fermo da tre anni, Motta Sant’Anastasia, che nel triennio precedente si era data da fare, Riposto, che ha sempre attivato i processi e solo nel 2023 è inadempiente, San Giovanni La Punta, che è fermo da due anni; infine, Sant’Agata Li Battiati che ha sempre svolto i processi senza Regolamento e proprio nel 2023 ha invece approvato la carta fondamentale.

E ancora, restano senza Regolamento 8 Comuni: oltre a Castel di Judica, Maniace, San Pietro Clarenza, Scordia, già indicati sopra, ci sono Linguaglossa, Mascalucia, Mazzarrone e la stessa Catania, che comunque hanno svolto ogni anno i propri processi di democrazia partecipata.

Sulla capitale Catania però vale la pena di spendere qualche parola in più. Nel 2023 non ha rispettato appieno le tempistiche di legge, e, inoltre, ha dovuto prorogare i tempi di votazione, forse a “caccia” di partecipazione. Che alla fine non è stata poi significativa. Con 30 proposte presentate e 19 ammesse al voto, i votanti catanesi sono stati solo 1371. Insomma, c’è decisamente qualcosa da migliorare – probabilmente soprattutto in termini di informazione e comunicazione.

I Comuni che si sono migliorati

Sono 6 i Regolamenti approvati o modificati nel 2023. Completamente di nuovo conio sono i Regolamenti della già citata Sant’Agata Li Battiati, di Aci Catena e Nicolosi, che hanno comunque sempre svolto i processi e impegnato le somme destinate, di Paternò, di cui si dice meglio di seguito, e di Sant’Alfio.

Modificato invece è il Regolamento di Belpasso. Che sceglie di dare massima chiarezza alla fase di consultazione della popolazione sui progetti ammessi. Là dove nel 2019 si decideva di finanziare i progetti che avessero ricevuto il maggior numero di voti validi, dal 2023 si prescrive che a tutti i progetti ammessi viene assegnato il budget “fino alla concorrenza delle risorse”. Una innovazione che virtualmente dovrebbe incoraggiare una maggiore partecipazione al momento della presentazione delle proposte da parte dei cittadini.

Il caso: Paternò

Paternò è uno dei territori pilota in cui si realizza la collaborazione tra il team di “Spendiamoli Insieme”, il Comune e la comunità . Un’apertura che ha determinato una vera e propria svolta. La cittadina, di 46202 abitanti, non aveva mai attuato i processi di democrazia partecipata, non utilizzando la somma di circa 20 mila euro annui a questo destinata.

Nel 2023 succedono invece molte cose. Prima di tutto viene approvato il Regolamento che raccoglie tutti i suggerimenti più avanzati provenienti dall’esperienza siciliana: le tempistiche ben individuate, il diritto di partecipazione concesso anche ai sedicenni e diciassettenni, le votazioni per via telematica che assicura maggiori trasparenza e tempestività (e che l’anno scorso sono state svolte con “Spendiamoli Insieme” e il suo partner tecnologico BiPart). In secondo luogo si svolge, per la prima volta, l’intero processo. Che si avvia il 28 giugno (ovvero entro il 30 giugno, come previsto dall’apparato normativo regionale), si sviluppa con l’ammissione al voto di 9 proposte presentate da cittadini, procede con la convocazione di un incontro pubblico nel quale vengono presentati i diversi progetti dando il via alle votazioni e si conclude con la registrazione di 570 voti e l’ammissione al finanziamento di 3 progetti.

Cosa racconta la storia di Paternò? Racconta soprattutto che la democrazia partecipata si può realizzare. E che eventuali miglioramenti dovrebbero venire da chi la attua – gli Enti Locali, le associazioni, i cittadini – così come, non per caso, “Spendiamoli Insieme” sta tentando di fare, attraverso la raccolta di firme “Scriviamola Insieme” lanciata per difendere e rafforzare la legge regionale sulla democrazia partecipata in Sicilia, appena modificata, in peggio, dal governo regionale.

 

Iria Cogliani

Veduta di Paternò, foto di Normangreek, via Wikipedia

 

I dati contenuti nel pezzo sono aggiornati al 5 gennaio 2024