Tanti avvisi da parte dei Comuni, ma i cittadini non progettano. È un problema di informazione?

Tanti avvisi da parte dei Comuni, ma i cittadini non progettano. È un problema di informazione?

5 luglio, 24 luglio e poi 5 ottobre. No, non sono appuntamenti diversi. È sempre la stessa scadenza, di volta in volta spostata in avanti nel tempo per mancanza di risposte. Le risposte in questo caso dovrebbero essere progetti presentati dai cittadini perché siano realizzati con i fondi della democrazia partecipata. Succede a Gaggi nel Messinese. 3148 abitanti e 11.340 euro a disposizione per questo 2023. Perché così tanti avvisi? Per la semplice ragione che alla “call” del Comune – l’avviso è appunto il primo atto del processo, quello con cui si chiama la cittadinanza a fare proposte – nessuno ha dato riscontro. Resta da vedere se al terzo tentativo, quello con scadenza 5 ottobre, le cose siano andate meglio. E più in generale occorre comprendere i motivi della scarsa partecipazione. L’ipotesi principale è che i Comuni non diano adeguata pubblicità all’avviso con cui invitano la cittadinanza a presentare proposte.
Certo le défaillance nei processi ci sono. Per esempio, nonostante la normativa imponga di avviare i processi entro il 30 giugno a tutti quegli Enti che hanno più di 10 mila euro a disposizione, Gaggi non ha mai rispettato questa scadenza.
Gaggi è uno di quei Comuni nei quali la fase delle votazioni va abbastanza bene (come raccontiamo in questo articolo). Non altrettanto quella della presentazione dei progetti. Già nel 2021 e poi nel 2022 (e nel 2023, come si è detto) l’amministrazione si è trovata costretta a reiterare gli avvisi: due nel 2021, tre nel 2022. È possibile che ciò sia dovuto ad un’informazione imperfetta. Nel sito web del Comune non c’è una sezione dedicata alla democrazia partecipata, anzitutto. Nella pagina Facebook istituzionale non si trovano post relativi al processo di quest’anno (ce ne sono un tot degli anni scorsi).
La fase della presentazione dei progetti è fondamentale. Anche perché a fronte di mancanza di progetti curati dai cittadini, quello che talvolta succede – e che potrebbe succedere in futuro – è che siano realizzate attività definite dalla stessa amministrazione, svuotando così di significato tutto il processo, oppure che si debbano restituire i fondi alla Regione.

Val la pena di sottolinearlo perché al pari di Gaggi altre città e cittadine si ritrovano nella stessa situazione. Anche a Graniti, sempre nel Messinese, quest’anno si è arrivati a tre avvisi. Con circa 5.500 € a disposizione ogni anno ed appena 1443 abitanti, Graniti sarebbe nelle condizioni di agire con massima efficienza, visto che le comunicazioni dovrebbero essere agevolate dal fatto che si tratta di una piccola comunità. Comunque sia, nel sito del Comune non c’è la sezione dedicata alla democrazia partecipata e non funziona, almeno in questi giorni, il tasto “cerca”, mentre nella pagina Facebook istituzionale ci sono vari post sul tema.

Sempre tre avvisi sono stati pubblicati a Polizzi Generosa (3097 abitanti) nel Palermitano. Che mette a budget per la democrazia partecipata dai 15 ai 20.000 € ogni anno e che l’anno scorso si è ritrovata a fare ben quattro avvisi. Nel sito del Comune non ci sono la sezione dedicata né la funzione “cerca”. Nella pagina Facebook intitolata “Comune di Polizzi Generosa – Sindaco informa” vengono fuori due soli post sulla democrazia partecipata, entrambi relativi al 2021.

Due avvisi per il 2023 sono stati già pubblicati a Cefalà Diana sempre nel Palermitano (981 abitanti e 6.953,37 € a disposizione, niente sezione dedicata nel sito, niente post nella pagina Facebook) e a Gibellina nel Trapanese (3918 abitanti e 14.615,00 € a disposizione, niente sezione dedicata nel sito, niente post nella pagina Facebook).

Ma il caso più eclatante è quello di Gela nell’area ex provinciale di Caltanissetta. Anzitutto perché è una città con 72187 abitanti. In secondo luogo perché i fondi annuali a disposizione sono tutt’altro che spiccioli, si tratta infatti di 60.000 €. Quest’anno sono stati necessari due avvisi, un primo con scadenza 20 settembre e un secondo con scadenza 16 ottobre. Senza dimenticare che il primo avviso avrebbe dovuto essere pubblicato entro il 30 giugno secondo la normativa, resta comunque straniante che una sola proposta sia arrivata entro la prima scadenza, visto il bel po’ di soldi in ballo. Negli anni scorsi questo fenomeno della riproposizione dell’avviso non si era verificato. Cos’è accaduto di diverso quest’anno? Niente a livello di amministrazione, il sindaco è lo stesso. Niente, si ipotizza, a livello di informazione: nel sito non c’è la sezione dedicata, gli atti sono passati tra gli avvisi assieme a tanti altri, nella pagina Facebook ufficiale i post ci sono sia per quest’anno sia per gli altri anni.
Qualcosa però deve essere accaduto. Lo raccontano i dati del passato. E infatti nel 2019 il Comune restituì i fondi di democrazia partecipata, ma nel 2020 ci fu la svolta: 18 progetti ammessi, 3678 voti validi, preferenze accordate al progetto di un singolo cittadino (che per la cronaca prevedeva la realizzazione di uno spazio per la terapia dell’autismo, fino ad oggi mai realizzato). Nel 2021 tutto andava ancora bene: 9 progetti ammessi, 2690 voti validi, preferenze accordate al progetto di un singolo cittadino (un evento culturale internazionale per la valorizzazione e promozione della tradizione artistica e culturale di Gela).
Nel 2022 ecco i primi segnali di scricchiolii. Vengono ammesse a votazione solo due delle 13 proposte raccolte. I votanti calano drasticamente e i voti validi risultano appena 252 (vince ancora una volta il progetto di un singolo cittadino, che prevede la riqualificazione di Piazza San Giacomo e Corso Salvatore Aldisio). E quest’anno c’è addirittura la necessità di ripetere l’avviso, spostando la scadenza, per mancanza di partecipazione della cittadinanza alla fase della presentazione dei progetti.

Iria Cogliani

Gela, foto di Mjrko Gelous, via Wikimedia Commons

Le informazioni contenute nell’articolo sono aggiornate al 20 ottobre 2023