Là dove “non c’è bisogno” di votare

Là dove “non c’è bisogno” di votare

Accanto ai casi in cui ai cittadini viene negata la possibilità di scegliere perché la scelta viene fatta “dentro” il Municipio, ce ne sono altri in cui la votazione finale diventa superflua perché le risorse disponibili bastano a realizzare la proposta o le proposte presentate. Spesso succede in Comuni piccoli – e l’esiguità della popolazione in un certo senso rende più comprensibile il fenomeno. Basti pensare a Cassaro (Libero Consorzio di Siracusa, 745 abitanti, fondi per 5/6 mila euro) o a Bompensiere (Libero Consorzio di Caltanissetta, 522 abitanti, fondi per 6 mila euro). In entrambi quest’anno è stato presentato un solo progetto che è stato accolto. O ancora: Roccavaldina nel Messinese (1038 abitanti, fondi per 5/6 mila euro) dove dal 2019 a oggi, anno dopo anno, si presenta un’unica idea progettuale che viene poi automaticamente scelta.

Talvolta però l’ammissione “per mancanza di concorrenza” si verifica anche in centri più popolosi. Nel Trapanese a Campobello di Mazara (11393 abitanti, fondi ufficiali per 700 euro o poco più e fondi appostati dal Comune per 11 mila euro) nel 2020 non è arrivata alcuna proposta dai cittadini e dunque ha deciso il Comune. Nel 2021, anno in cui è stato adottato il regolamento, dalla cittadinanza è arrivata una sola proposta che è stata ammessa ai finanziamenti (per l’iter di quest’anno non si hanno ancora notizie). Nell’Area Metropolitana di Catania succede per esempio a Randazzo (10579 abitanti, fondi per 6/8 mila euro) dove dal 2019 si raccoglie sempre solo un progetto.
Nel Nisseno a Serradifalco (5728 abitanti, fondi per 3 mila euro) non si vota perché da anni a conclusione dell’istruttoria tecnica tra le diverse proposte presentate solo una viene considerata “valida e attuabile”. E quella sola proposta è di volta in volta quella “vincente”.
In alcuni Comuni, infine, si “saltano” le votazioni perché si finanziano tutte le proposte considerate ammissibili, anche quando sono decisamente numerose. Esempi si trovano dappertutto, da Palma di Montechiaro nell’Agrigentino (21551 abitanti, fondi attorno ai 14 mila euro) che nel 2019 “premia” 10 proposte, nel 2020 ne “premia” 7, nel 2021 ne “premia” 6 (mentre quest’anno ancora non ha dato notizie) a Castel di Lucio nel Messinese (1218 abitanti, fondi per 7/9 mila euro) dove dal 2018 a oggi vengono accolte tutte le proposte presentate (5 nel 2018, 2 nel 2019, 4 nel 2020, 4 nel 2021, 4 nel 2022), senza votare anche perché a volte basta un sicuramente poco consono “accordo verbale” di cui si legge nei documenti ufficiali del processo tra Comune e associazioni. Infine, un alternarsi negli anni delle diverse situazioni – più proposte con una sola ammissibile, una sola proposta in tutto, un insieme di proposte tutte rientranti nel budget – caratterizza i processi di democrazia partecipata di diversi Comuni. E ci sono territori in cui con questo tipo di situazioni non solo si evitano le votazioni ma a vincere è sempre lo stesso soggetto. Succede per esempio nell’Area Metropolitana di Messina a Torrenova (4434 abitanti, fondi per 18 mila euro e rotti) dove dal 2018 a oggi il progetto finanziato è quello presentato di volta in volta dalla Pro Loco, oppure, nell’Area Metropolitana di Palermo, a Giardinello (2270 abitanti, fondi per 4/5 mila euro) dove ancora una volta a “passare” dal 2019 al 2021 (mentre si aspetta l’esito di quest’anno) è la proposta della Pro Loco.

Iria Cogliani

Castel di Lucio, foto di HaguardDuNord, via Wikimedia Commons

Le informazioni contenute in questo articolo sono basate sui dati pubblicati su Spendiamoli Insieme al 30 novembre 2022