Democrazia partecipata anticipata dalle tasche del cittadino: il caso Calamonaci

Democrazia partecipata anticipata dalle tasche del cittadino: il caso Calamonaci

A Calamonaci la democrazia partecipata passa dalle tasche del cittadino che propone il progetto “vincitore”. Nel senso che il cittadino deve anticipare i fondi di tasca sua e poi presentare la rendicontazione al Comune per potere avere il rimborso.
Un paradosso vero e proprio se si pensa alla ratio della democrazia partecipata, che è – giusto per chiarire – l’obbligo dei Comuni di dedicare una piccola parte del proprio Bilancio alla realizzazione di opere e servizi progettati, presentati e scelti dalla cittadinanza.

Cosa è accaduto fino al 2022

Ma andiamo con ordine. La democrazia partecipata del piccolo Comune di Calamonaci, nel Libero Consorzio di Agrigento, vale ogni anno di circa 8 mila euro, centesimo più centesimo meno. Fino a oggi la città ha speso quasi sempre i fondi. Anche quando – ed è stato fino all’anno scorso – non aveva l’obbligatorio regolamento, adottato giusto ad ottobre 2023. E fin qui ci siamo.
Il problema sta semmai nel modo in cui sono stati spesi. Secondo i documenti rintracciati dal team di “Spendiamoli Insieme”, nel 2016 e nel 2018 i fondi non sono stati utilizzati e dunque sono tornati al mittente, la Regione Siciliana. Nel 2017 risultano spesi, ma i ricercatori non sono riusciti a trovare evidenze dell’utilizzo, né dei vari passaggi del processo.
Poi, dal 2019 al 2022 ininterrottamente le risorse sono state destinate ad arredi e attrezzature per gli uffici comunali e le scuole, con tanto di affidamenti diretti a fronte di preventivi raccolti di volta in volta.

Quattro anni di arredi per uffici comunali e scuole

Un risultato non casuale. Per quattro anni consecutivi infatti l’amministrazione ha chiesto alla cittadinanza di scegliere tra poche possibilità: tra “arredo scuole”, “manifestazioni natalizie” e “arredo urbano” nel 2019 e tra “arredo scuole”, “acquisto computer e software per gli uffici comunali” e “arredo urbano” nel 2020, nel 2021 e nel 2022.
Un grosso “incidente di percorso”. La normativa siciliana sulla democrazia partecipata dice che le proposte devono essere presentate dai cittadini, non dai Comuni, come invece è accaduto a Calamonaci. Ma tant’è. Fino al 2022 è andata così.

La svolta del 2023

Nel 2023 qualcosa – molto – cambia. Tra l’altro a motivo di una cittadina, Francesca Spataro, che si intesta la causa di far applicare bene la normativa e restituire protagonismo e decisionalità ai cittadini, avviando un’interlocuzione con l’Ente locale.
Francesca Spataro è una che di gestione, contabilità e dintorni ne capisce, essendo un’assistente amministrativa scolastica. Per di più è una cittadina attiva e consapevole, che ha a cuore le sorti della comunità di cui fa parte. A dimostrarlo, prima ancora del suo interessamento per la democrazia partecipata, il fatto che sia Riferimento Civico della Salute accreditato. Che significa? Significa che è una di quei siciliani che operano in seno alla RCS (Rete Civica della Salute ideata e coordinata dal prof. Pieremilio Vasta), “assumendo liberamente la responsabilità civica di sussidiare le politiche pubbliche sui beni comuni: salute, ambiente, cultura”.
Fatto è, comunque, che il 2023 è l’anno della svolta per Calamonaci. Viene adottato il regolamento e per la prima volta l’avviso del Comune chiama i cittadini a presentare progetti da far finanziare con i fondi annuali di democrazia partecipata.

12 giorni per proporre, un’ora per votare

Dodici giorni in tutto – dal 15 al 27 dicembre – il tempo concesso per la presentazione. Comunque sia, tre proposte vengono ammesse. Due sono presentate proprio da Francesca Spataro e una terza è presentata da una concittadina, Giuseppina Miceli. Si va dunque al voto per scegliere quale o quali progetti finanziare fino alla concorrenza di 7.985,95 euro. L’annuncio della votazione è datato 8 gennaio 2024 e la votazione ha luogo nella giornata dell’11 gennaio, anzi in un’ora (esattamente dalle ore 9 alle ore 10) dell’11 gennaio. A votare sono una sessantina di persone, praticamente un voto per ciascuno dei minuti concessi alle votazioni (e anche se il numero dei votanti è esiguo, tocca ricordare sia che si trattava di un giorno feriale, giovedì, e di un orario lavorativo, sia che Calamonaci conta su una popolazione di 1257 abitanti).
Il progetto più votato è uno dei due presentati da Spataro, “ANZIANInsieme”, a cui vanno 33 voti e vengono assegnati 4.985,85 euro (che era il costo stimato totale del progetto). Al secondo progetto più votato, “Leggere e Giocare – Biblioteca Scolastica e Ludoteca” di Giuseppina Miceli, vanno 26 voti e i restanti 3.000,00 euro (su un costo stimato di 7.950,00 euro). L’esito del processo, e cioè la delibera della Giunta con l’assegnazione delle somme, è del 16 gennaio.

Spese da anticipare e rendicontare

Insomma, fino a quel momento l’iter 2023 di Calamonaci rispetta la normativa e dà a Cesare, cioè ai cittadini, ciò che è di Cesare. A questo punto, però, arriva la doccia fredda. Il 19 gennaio con la comunicazione dell’esito e l’invito a presentarsi in Comune, Spataro viene informata – appunto nella nota del Comune – che le spese dovranno essere quietanzate e rendicontate. È una avvisaglia che mette in allarme la cittadina. La quale incontra (il 30 gennaio) gli uffici comunali e solleva il problema, uscendo dalla riunione con la convinzione che tutto si sarebbe risolto. Invece il 21 febbraio, senza altra comunicazione o preavviso ulteriore, c’è la determina dirigenziale di affidamento a Francesca Spataro. E – nero su bianco – alla cittadina proponente viene richiesto di “farsi carico dell’esecuzione degli interventi progettuali”. A Spataro, recita la determinazione, “verranno liquidate, successivamente, le spese sostenute dietro presentazione di apposita rendicontazione degli interventi”. Il tutto entro il 31 luglio (scadenza già fissata nella precedente comunicazione) “pena la restituzione delle somme non liquidate alla Regione”.
Spataro non riesce ad accettare di dover anticipare i soldi (e ricorda che le stesse modalità vengono seguite anche per il secondo progetto assegnatario). E cerca di capire – anche dialogando con gli uffici comunali– come sia possibile risolvere il problema. Che «non è un problema di soldi, ma un problema di partecipazione. Se passa il principio che ogni cittadino proponente deve anticipare i fondi, semplicemente nessuno proporrà più niente oppure parteciperà solo chi se lo può permettere e solo chi vuole farlo. Come si concilia tutto questo con la democrazia partecipata?».

Le risposte della Regione Siciliana

Spataro dialoga con gli uffici comunali e scrive anche alla Regione. La Regione (Assessorato Autonomie Locali, Dipartimento Autonomie Locali) risponde, in sintesi, che non ha competenza a intervenire in merito. Per due volte. La cittadina infatti chiede chiarimenti prima al Servizio 4 “Trasferimenti agli Enti locali” e poi, su indicazione di questo servizio, al Servizio 3 “Coordinamento dell’aƫtività di vigilanza e controllo sugli enti locali”. Il primo segnala che la Regione ha effettuato i trasferimenti di risorse al Comune di Calamonaci, precisa che i Comuni, entro i limiti stabiliti dalla Costituzione e dalle leggi dello Stato, hanno autonomia finanziaria di gestione della spesa e dei rapporti assunti con i terzi per la realizzazione di finalità pubbliche riferite al proprio ambito di competenza, e invita Spataro “ad interloquire con i competenti uffici comunali al fine di acquisire maggiori informazioni sulle iniziative da essi assunte e in particolar modo in relazione ai termini e alle modalità di concessione del finanziamento”. Il secondo archivia il procedimento e ricorda a Spataro che i rilievi sollevati dovevano essere posti non all’Assessorato regionale ma “alle autorità giurisdizionali e/o amministrative a ciò deputate”.

I dubbi sollevati dalla cittadina

Ma di che rilievi si sta parlando? Spataro li ha sollevati, appunto, nella sua corrispondenza. Si tratta in particolare di due punti. Uno: l’avviso assegna al proponente soltanto la competenza di “presentazione dei progetti” e non avverte che dovrà anticipare i soldi. Due: è comunque improponibile invitare tutti i cittadini che abbiano compiuto almeno i sedici anni di età ad esprimere le proprie idee progettuali con il presupposto di disponibilità economiche personali sufficienti per anticipare le spese ai fini della realizzazione delle stesse.
La conclusione di Spataro è chiara: procedere in questo modo significherebbe «non solo emarginare tutti i cittadini che, purtroppo, non possiedono un conto in banca in attivo ma anche scoraggiare fortemente la cittadinanza alla partecipazione attiva».

E la storia continua

In realtà tre righe esatte dell’art. 7 del regolamento di democrazia partecipata del Comune di Calamonaci (regolamento che per tutto il resto parla di “confronto tra cittadinanza e pubblica amministrazione” e di possibilità per i cittadini di incidere sulle scelte istituzionali) dicono che le somme saranno liquidate successivamente a seguito di rendicontazione.
Ma la storia continua. Spataro infatti ritiene fondamentale «non far passare il precedente» dell’anticipazione dei fondi da parte dei cittadini. Quindi, mentre prepara tutto il necessario per svolgere le attività previste nel suo progetto, interroga esperti e addetti ai lavori per capire come uscire dall’impasse.
«Io ho davvero voglia di impegnarmi per attuare le iniziative a favore degli anziani che ho ideato. A Calamonaci per la terza età non c’è praticamente nulla: niente spazi o locali dedicati. Per me fare qualcosa di buono per gli anziani è importante. Ma allo stesso tempo non voglio che la democrazia partecipata si realizzi solo a condizione di anticipi da parte dei cittadini. È un criterio ingiusto e anticostituzionale. Tutti i cittadini devono essere messi in condizione di poter partecipare».