Nel Catanese a Milo (1030 abitanti, fondi annuali di 5/6 mila euro) giusto alla fine di quest’anno sono state approvate modifiche al regolamento, ch’era stato adottato nel 2017, proprio per inserire il passaggio fondamentale che mancava, ovvero la possibilità per i cittadini di votare quale o quali interventi realizzare tra quanti considerati ammissibili. Nell’Agrigentino a San Biagio Platani (3052 abitanti, fondi per 12 mila euro e rotti) il 2022 è l’anno in cui si approva il regolamento che sostituisce quello adottato nel 2018. L’occasione serve anche a “correggere” le fasi finali del processo attivato. Il nuovo atto stabilisce che «i cittadini che abbiano compiuto i 16 anni di età, compresi gli stranieri residenti, potranno votare i progetti da realizzare esprimendo, non necessariamente in forma anonima, la propria scelta, utilizzando l’apposita scheda». Si è incamminata sulla stessa strada Erice nel Trapanese (26607 abitanti), che ha approvato il proprio regolamento quest’anno con questa previsione: «a conclusione dell’attività posta in essere dall’Amministrazione Comunale … la cittadinanza potrà esprimere il proprio gradimento sui risultati raggiunti attraverso apposita modulistica messa a disposizione on line»
In questi casi una “correzione” o una assoluta novità che rispettano appieno l’apparato normativo sulla democrazia partecipata. Secondo la legge regionale infatti «la valutazione dei progetti spetta alla cittadinanza, che deve essere messa nelle condizioni di esprimere una preferenza».
Ma da questo orecchio molti Comuni non ci sentono. Per esempio a Caronia nel Messinese (3114 abitanti, fondi attorno a 15 mila euro) nel 2022 si modifica il regolamento, ch’era stato esitato nel 2020, ma per fare un’operazione contraria a quella di Milo e di San Biagio Platani. E nell’avviso si informa la cittadinanza che le proposte dichiarate ammissibili dall’istruttoria tecnica non saranno più votate ma valutate da una commissione. E a Terrasini nel Palermitano (12390 abitanti) il nuovo regolamento pone in capo al Municipio la decisione finale, non prevedendo la fase di votazione.
Di fatto assegnare a tavoli o commissioni interne la selezione delle proposte significa privare i cittadini del diritto di scelta, così come si privano i cittadini di un diritto quando si consente loro di scegliere solo tra proposte predisposte dal Comune. Si tratta di due facce della stessa medaglia che “allontanano” gli Enti dalla corretta applicazione sia della lettera sia della ratio della legge.
Non per caso ad Avola nel Siracusano (30667 abitanti, fondi annuali per 30 mila euro) la questione delle modalità di attuazione della democrazia partecipata è stata sollevata più volte, ed è diventata anche tema di dibattito politico ed elettorale. Quest’anno, a iter completato, l’associazione politico-culturale ABC ha fatto sui social l’esame punto per punto dei processi sviluppati rilevando, tra l’altro, che contrariamente a quanto previsto nel regolamento, l’Amministrazione «ha deciso di sottrarre alla cittadinanza la possibilità di selezionare i progetti che avrebbero voluto vedere realizzati». Il nuovo sindaco di Avola è l’avv. Rossana Cannata, che come deputato regionale ha fatto parte nel 2021 della “Commissione speciale di indagine e di studio per il monitoraggio dell’attuazione delle leggi” dell’ARS. Una Commissione che ha audito il team di “Spendiamoli Insieme” proprio sulla realizzazione della normativa sulla democrazia partecipata e che ha partecipato al webinar dedicato dell’ANCI. A questo punto resta da vedere come la nuova Giunta porterà a termine il processo del 2023, visto che quello del 2022 è stato in larga parte attuato dalla precedente Amministrazione. Intanto, il 5 gennaio 2023, l’associazione Acquanuvena e le Associazioni in Rete di Avola, in collaborazione con “Spendiamoli Insieme”, invitano la cittadinanza tutta, l’amministrazione, le associazioni del terzo settore e le scuole secondarie di secondo grado ad un incontro che si terrà alle ore 17.30 presso il salone Don Bosco in via Bellinzona ad Avola. Durante l’incontro verranno discusse le opportunità offerte dalla legge regionale e i modelli di buona spesa dei fondi. Giuseppe D’Avella di “Spendiamoli Insieme” presenterà le modalità di applicazione della legge, fornirà un quadro dell’attuale applicazione nei Comuni siciliani e offrirà alcuni suggerimenti su come l’amministrazione comunale e la comunità locale possano collaborare per organizzare un processo partecipativo efficace e inclusivo, finalizzato a spendere “insieme e bene” i fondi della democrazia partecipata. L’evento sarà moderato da Manuela D’Agata.
Ma quanti sono i Comuni che non fanno scegliere le proposte da realizzare alla cittadinanza? Sono 6 nell’Agrigentino, 11 nel Catanese, 3 nel Nisseno, 5 nell’Ennese, 22 nel Messinese, 13 nel Palermitano, 3 nel Ragusano, 5 nel Siracusano e 4 nel Trapanese, per un totale di 72.
Tra questi c’è anche Santa Croce Camerina (Libero Consorzio di Ragusa, 10741 abitanti, fondi attorno a 10/11 mila euro), Comune “primatista” del 2023 avendo già pubblicato l’avviso per il processo del prossimo anno. Nel regolamento approvato a settembre 2022, però, non è prevista la votazione dei progetti da parte della cittadinanza. La tempestività da sola non dà piena garanzia della qualità del processo e anche a Santa Croce Camerina a scegliere è la Giunta.
Nel Palermitano a Pollina (2885 abitanti, fondi per 11 mila euro) la decisione spetta alla Giunta, sempre con la fase finale di inserimento nel Bilancio e correlata approvazione da parte del Consiglio Comunale. In più «l’assessore al ramo, in accordo con l’assessore al bilancio, anche prima del passaggio in Consiglio Comunale può decidere di illustrare l’istruttoria delle proposte pervenute, evidenziando quelle scelte e quelle scartate in assemblea pubblica» dove la parola chiave è “può”. L’illustrazione ai cittadini delle decisioni prese, insomma, non è dovuta. Sempre nell’Area Metropolitana di Palermo, il regolamento di un altro Comune è ancora più chiaro. E infatti a Palazzo Adriano (1935 abitanti, 12 mila euro) «l’Amministrazione Comunale deciderà quali idee progettuali ammettere a finanziamento attraverso il bilancio comunale» e «si riserva la facoltà di presentare le idee progettuali nell’ambito di appositi incontri pubblici con la cittadinanza».
Diversi sono poi i Comuni che demandano la selezione ad una assemblea rigorosamente circoscritta, che fa le veci, per dir così, dell’intera cittadinanza. Spesso a farne parte sono solo i soggetti che hanno proposto i progetti da selezionare. È il caso, per esempio, di Riposto (14137 abitanti, fondi attorno ai 7 mila euro) nel Catanese, o di Sinagra (2677 abitanti, fondi per 13/14 mila euro) nel Messinese.
Altri Comuni azionano dei “correttivi”. Nel Messinese a Sant’Agata di Militello (12531 abitanti, fondi per circa 3 mila euro) il regolamento prevede l’istituzione della Commissione Comunale per la Democrazia Partecipata che vede al proprio interno oltre al Presidente del Consiglio Comunale che la presiede, al Sindaco o Assessore delegato, a quattro consiglieri comunali di cui almeno uno in rappresentanza della minoranza, e da ulteriori tre membri esterni, nominati, a scrutinio segreto, dal Consiglio Comunale, con voto limitato a due componenti, fra tutti coloro che ne avranno fatto richiesta a seguito di apposito avviso informativo pubblico. Nel Libero Consorzio di Caltanissetta Acquaviva Platani (911 abitanti, fondi per quasi 5 mila euro) opera senza regolamento e nel 2021 l’assemblea convocata per la selezione delle proposte era composta oltre che dal sindaco, dal segretario comunale e dal ragioniere generale, da 3 rappresentanti di associazioni e da 2 cittadini.
Soluzione particolare quella di Caltagirone, nell’Area Metropolitana di Catania, dove sceglie il Consiglio Comunale ma nel regolamento si presuppone una fase di confronto allargata: è prevista una “Giornata della democrazia” con partecipazione della Giunta e di 300 cittadini, per metà estratti a sorte dalle liste elettorali e per metà autoconvocati, nella quale sia in tavoli di lavoro sia in assemblea plenaria si discutono e si votano le proposte, traducendo queste preferenze in “raccomandazioni” per il Consiglio Comunale. Caltagirone ha 3651 abitanti, dunque i 300 cittadini corrispondono più o meno al 10% della popolazione, che non è poco. Nemmeno i fondi (circa 20 mila euro annui) sono pochi. Il punto è che di questa “Giornata della democrazia” non si trova traccia. Magari è stata indetta e si è svolta, ma il monitoraggio di “Spendiamoli Insieme” non ha trovato notizie in merito. E comunque a togliere dubbi c’è l’esito del processo del 2021 (per quest’anno ancora tutto tace), dove si legge, tra l’altro, che «in ultimo il Consiglio Comunale è organo che rappresenta la comunità di Caltagirone e organo che in ultima istanza può destinare la somma».
Al di là delle differenze, e persino al di là degli obblighi di legge, la conclusione – dice “Spendiamoli Insieme” – è che «senza un processo di partecipazione vero, inclusivo, chiaro e tempestivo» la democrazia partecipata resta monca. E «ogni riduzione dello spazio di espressione dei cittadini e ogni informazione ritardata o addirittura mancante o a diffusione inadeguata rappresentano altrettante “lesioni” di diritti e di opportunità di crescita sociale, culturale e civica».
Iria Cogliani
Caronia, foto di Azotoliquido, via Wikimedia Commons