La scadenza del 30 giugno? Due Comuni su tre non la rispettano

La scadenza del 30 giugno? Due Comuni su tre non la rispettano

Due Comuni su 3 non hanno rispettato la scadenza del 30 giugno entro la quale, avendo diritto a 10 mila euro e più di fondi da spendere con forme di democrazia partecipata, avrebbero dovuto – per legge – avviare l’iter per il coinvolgimento dei cittadini e l’utilizzo delle somme. Ad avere l’obbligo – stando agli ultimi dati ufficiali sulle somme a disposizione – sarebbero in tutto 172 Comuni. A rispettare la scadenza sono stati 50. Questo dicono i dati che i ricercatori di “Spendiamoli Insieme” sono riusciti a rintracciare.

Ma c’è di più. Tra i 122 che non hanno tenuto conto della data spartiacque del 30 giugno ce ne sono sei che non hanno mai realizzato alcun iter per la democrazia partecipata, dal 2016 a oggi. Sono Palermo (dove risulta una spesa di circa 60.000 euro sui 248.000 disponibili soltanto nel 2019, ma senza ulteriori evidenze) e Bolognetta (sempre nel Palermitano), Paternò e Castel di Iudica nel Catanese, Nissoria e Leonforte (edit: il 4 luglio 2022 è stato pubblicato il Regolamento)nell’Ennese, Chiaramonte Gulfi nel Ragusano. Il che significa che ogni anno sono stati persi circa 300 mila euro a Palermo, 11 mila a Bolognetta, 24 mila a Paternò, 18 mila a Castel di Iudica, 14 mila a Nissoria e 13 mila a Leonforte, 17 mila a Chiaramonte Gulfi. Nella grafica di www.spendiamolinsieme.it questi Comuni si riconoscono perché sono colorati, anno dopo anno, in grigio, a indicare che non è stata trovata alcuna informazione.

D’altronde ce ne sono un tot che sono quasi del tutto “grigi”, vale a dire che qualcosa hanno fatto, per poi non fare più niente. Per esempio, nel 2016 San Cataldo nel Consorzio di Caltanissetta riesce a spendere i propri fondi, quasi 15 mila euro, poi solo nel 2018 torna a farsi sentire, con tanto di raccolta di progetti dei cittadini e votazioni per la selezione. Solo che qualcosa va storto. I fondi, che quell’anno erano di 7 mila e rotti, vengono restituiti alla Regione. E non ci sono altre notizie.

Il 2017 è l’unico anno per il quale si hanno informazioni sulla democrazia partecipata a Vittoria nel Ragusano (che destina 38 mila euro a quattro progetti), Gagliano Castelferrato nell’Ennese (ma risulta una mancata spesa, per quasi 14 mila euro), Leni nel Messinese (che spende circa 11 mila euro).
Nel 2018 si fa viva Piazza Armerina, nell’Ennese, che pubblica l’avviso ma restituisce i fondi in seguito alla sanzione prevista dalla legge regionale, poco più di 7 mila euro. A Ustica, nell’area di Palermo, qualcosa si è mosso nel 2019 quando viene convocata un’assemblea pubblica nella quale deliberare le attività da realizzare (per 11 mila euro e rotti), ma i fondi risultano non spesi. Per due anni, nel 2020 e nel 2021, Comiso, nel Ragusano, ha speso una media di 18/20 mila euro rispettivamente per sette e cinque progetti. Infine Pietraperzia nell’Ennese pubblica un avviso nel 2021 e non se ne sa più niente.

Neanche a dirlo, sia i “tutti grigi” sia i “quasi tutti grigi” non hanno il regolamento della democrazia partecipata, anch’esso un obbligo di legge.
Sempre tra i 122 e sempre tra i Comuni che non hanno ancora il regolamento ce ne sono però un po’ che comunque l’iter per realizzare le forme di democrazia partecipata l’hanno messo in piedi sempre. Per fare qualche esempio, ecco Realmonte nell’Agrigentino che ha a disposizione circa 16 mila euro l’anno e nel 2021 li ha destinati all’acquisto di materiale didattico per la scuola, Mascalucia nel Catanese che i suoi 13 mila euro l’anno scorso li ha investiti per la “Borsa di Studio Partecipata”, sostegno economico allo studio, attraverso un sistema di premialità al fine di dare risposte agli effetti secondari che il Covid-19 ha provocato sulle famiglie, soprattutto ai giovani, Buseto Palizzolo nel Trapanese (qui il regolamento è stato approvato nel novembre 2019 ma è irrintracciabile per la pubblicazione) dove i cittadini non possono presentare progetti ma solo esprimere una preferenza sulle attività previste dal Comune (e nel 2021 i quasi 12 mila euro sono andati a controllo ambientale e trasporto persone con disabilità).

Soldi spesi dunque ma quasi sempre all’ultimo minuto, nella seconda metà dell’anno quando non proprio a dicembre.

Iria Cogliani

Veduta panoramica di Mascalucia, foto di Giulio Pappa, CC BY 4.0, via Wikimedia Commons

Le informazioni contenute in questo pezzo sono costruite sui dati disponibili su “Spendiamoli Insieme” al 3 luglio 2022